Senza incentivi, è difficile immaginare molte proroghe o rinnovi

Per cercare in qualche modo di parare l’enorme erosione di posti di lavoro – a giugno già stavamo sotto di almeno 600mila unità -, il governo, oltre alla norma sul divieto di licenziamento, ha nuovamente inserito nel decreto Agosto la deroga ai limiti imposti dal decreto Dignità nell’utilizzo dei contratti a tempo determinato. Il paletto resta sempre la durata massima di 24 mesi, però, fino al 31 dicembre 2020, il datore di lavoro può rinnovare o prorogare per un periodo massimo di dodici mesi e per una sola volta i contratti di lavoro subordinato a tempo determinato, anche in assenza delle specifiche causali, previste dalla normativa vigente. Tale possibilità, però, non è supportata; manca, infatti, qualsiasi incentivo di carattere contributivo o fiscale, come previsto, invece, per i contratti a tempo indeterminato. Tutto, quindi, viene lasciato al datore di lavoro che, appunto, può e non deve prorogare o rinnovare il contratto al suo dipendente.