È di nuovo scontro Usa-Cina. Stavolta per il cyberspazio

In inglese si chiama «information warfare», che tradotto vuol dire guerra dell’informazione, ed è quella sta deflagrando definitivamente in questi giorni tra Usa e Cina. Ma è iniziata almeno nel 2018 con lo scontro sulle fake news, perché il cyberspazio è area di conquista tanto quanto la terra, il mare, il cielo e lo spazio. Oggi la Cina ha accusato gli Usa di fare «puro bullismo» per le accuse e le ingerenze del presidente Donald Trump nella trattativa tra Microsoft e il social network TikTok, proprietà del gruppo cinese ByteDance, accusato di consegnare al governo cinese dati sensibili dei suoi utenti in tutto il mondo. Di ieri l’ultimatum del presidente statunitense: ha minacciato il bando di TikTok se ByteDance non raggiungerà entro il 15 settembre prossimo un accordo per la cessione delle sue attività negli Usa. L’ad di Microsoft, Satya Nardella, ha infatti confermato nel fine settimana di voler rilevare le attività della piattaforma cinese negli Stati Uniti, in Canada, in Australia e in Nuova  Zelanda. Piatto ricco mi ci ficco? Si va decisamente oltre. A Trump, non importa che si tratti di Microsoft o di altre società, quello che gli interessa veramente è che TikTok vada a «una società molto americana», una società «sicura». La Cina ha dichiarato che non accetterà «il furto» di una sua azienda tecnologica e si riserverà di rispondere «in maniera appropriata» ovvero con rappresaglie che potrebbero anche colpire  in primis Microsoft, visti i suoi importanti interessi commerciali sul suolo cinese. Non solo la Cina ha accusato gli Usa di «pronunciare minacce contro importanti compagnie, con presunzione di colpa» senza fornire «alcuna prova», ma ha anche detto che sarà costretta a reagire nel caso in cui gli Stati Uniti continueranno a mettere in atto «una repressione politica» nei confronti dei giornalisti cinesi. Secondo il ministero degli Esteri di Pechino nessun giornalista cinese negli Usa ha ricevuto l’approvazione per il rinnovo del proprio visto di lavoro in scadenza.

Ma il “campo di gioco” è ben più vasto: Cina e Iran, acerrimo nemico Usa, lavorerebbero per rafforzare la cooperazione in campo economico, secondo una presunta bozza di accordo di cui si parla da qualche settimana. Un piano di 25 anni che prevede la fornitura da parte dell’Iran di petrolio a prezzi stracciati in cambio di miliardi in investimenti cinesi. Nessun dettaglio trapela dalla Cina, mentre la Repubblica islamica smentisce. Anche l’India, per le recenti frizioni con la Cina, sta muovendo una sua guerra dell’informazione, bloccando il motore di ricerca Baidu e il social network Weibo, entrambi cinesi, compresi in una lista di 47 app messe al bando il 27 luglio scorso.