Oltre 100mila lavoratori coinvolti, 14 anni di attesa e 3 anni di trattativa

Il mondo della sanità, in particolare quella privata, e soprattutto la “prima linea” della guerra al coronavirus, gli infermieri e gli operatori sanitari, sono in questi giorni in rivolta. È bastato l’attenuarsi dell’emergenza per vedere scomparire tutta la retorica che da parte del Governo serviva, da una parte, a blandire un mondo lasciato sempre ai margini dell’attenzione, e dall’altra a tenere gli italiani ben “ordinati”, in una fase di oggettivo allarme. Ma adesso che l’attenzione si è spostata sul rilancio economico, i problemi di sempre restano irrisolti. Nella Sanità privata i lavoratori e tutte le sigle sindacali sono in rivolta: dall’Ugl Sanità – anche con il Segretario Generale della Confederazione, Francesco Paolo Capone – alle sigle di Cgil, Cisl e Uil si è alzato un grido di allarme per la mancata stipula del rinnovo del contratto. Bloccato ormai da 14 anni e dopo oltre tre anni di trattative, nonostante il 10 giugno scorso fosse stata firmata con le Associazioni datoriali di categoria la preintesa, il 30 luglio, termine ultimo per la sottoscrizione definitiva, lo stallo è continuato perché Aiop (Confindustria) e Aris (associazione religiosa) non hanno firmato. «Non è accettabile che dopo 14 anni di trattative resti ancora in bilico la definizione del rinnovo contrattuale CCNL sanità privata Aiop-Aris – ha detto il segretario generale dell’UGL Capone – Un comportamento inaccettabile che coinvolge oltre 100mila lavoratori i quali, al pari dei loro colleghi del settore sanitario pubblico, sono stati preziosi per affrontare l’emergenza Covid-19».