Il decreto Semplificazioni rimanda a delle linee guida sulla privacy e la sicurezza

L’anticipazione era già nel Cura Italia e nel decreto Rilancio, laddove è contenuta la previsione che aggancia lo smart working alla durata dello stato di emergenza. Gli stessi articoli dei due provvedimenti legano il lavoro agile alla data del 31 luglio, con la conseguenza che la proroga dello stato di emergenza, di per sé, non è sufficiente né per l’azienda né, tanto meno, per il lavoratore coinvolto. Nello scenario che si è venuto a creare, occorre pertanto che vi sia un atto formale con il quale l’azienda comunica all’Inps e al dipendente l’eventuale proseguimento dell’esperienza di lavoro agile anche per i prossimi mesi. La cosa vale sia per il settore privato che per il pubblico impiego, senza particolari distinzioni. Le pubbliche amministrazioni, intanto, dovrebbero aver iniziato a ragionare sul dopo-emergenza. Gli emendamenti apportati al decreto Rilancio prevedono infatti la definizione del cosiddetto Pola, il Piano operativo per il lavoro agile, con il coinvolgimento di almeno il cinquanta per cento dei dipendenti che, almeno potenzialmente, potrebbero operare senza particolari problemi da remoto. Anche il recente decreto Semplificazioni interviene sullo smart working, andando a toccare un punto finora sottovalutato, quello del rispetto della privacy e della cybersicurezza nei casi in cui il dipendente pubblico utilizza strumentazione propria e non fornita dall’amministrazione.