«Abbiamo un governo di incompetenti e di complici degli sbarchi. Non serve mandare altri militari, ma chiudere i porti che vanno sigillati. Io l’ho fatto e giovedì il Senato deciderà se mandarmi a processo, invece dovrebbe andarci chi aiuta i trafficanti». Non usa giri di parole il leader della Lega, Matteo Salvini. La questione migranti, tra sbarchi di richiedenti asilo e fughe dai centri di Porto Empedocle e Caltanissetta, con i rischi collegati alla salute pubblica data l’emergenza coronavirus, infiamma il dibattito politico. Aprendo peraltro più fronti, perché tanto nella maggioranza quanto all’interno dello stesso esecutivo emergono voci critiche nei confronti del governo. Se il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, da un lato invita l’Unione europea a «riprendere le redistribuzioni», il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, dall’altro ha espresso preoccupazione per l’aumento dei flussi provenienti dalla Tunisia, ricordando il pericolo sanitario e la gestione ora certamente più complessa. A suo modo, anche il segretario del Pd, Nicola Zingaretti, prova a scuotere il governo sull’argomento: «Era chiaro da mesi che gli effetti dell’epidemia, anche dal punto di vista economico e sociale, avrebbero posto in forma inedita questo tema. Sono scenari che il governo deve valutare con la più grande attenzione. Solidarietà e sicurezza sono valori che possono e debbono andare di pari passo».