La ministra Fabiana Dadone ha riunito una quindicina di sigle sindacali

Finalmente anche il pubblico impiego ha il suo protocollo condiviso per la prevenzione e la sicurezza nei luoghi di lavoro in funzione della gestione dell’emergenza epidemiologica da Covid-19. E così, se per il settore privato si era arrivati ad una intesa già marzo, successivamente implementata il 24 aprile, per il pubblico impiego si è dovuto aspettare tre mesi in più. Un lavoro lungo, quasi certosino, che alla fine è stato sottoscritto, oltre che da Cgil, Cisl, Uil e Ugl che già avevano contributo alla definizione del protocollo per il settore privato del 24 aprile, da un’altra decina di sigle, comprese quelle dei dirigenti. Gli assi portanti del documento, che è stato vidimato dal comitato tecnico scientifico del Ministero della salute, sono sicuramente rappresentati dalla possibilità di rendere più flessibili gli orari di apertura degli uffici, dall’utilizzo dell’informatica sia per prenotare appuntamenti in sede che per dare risposte all’utenza e dalla riorganizzazione degli stessi spazi di lavoro. Particolare attenzione viene riposta anche sui dispositivi di protezione individuale. Si parla anche di dotazione di termoscanner agli ingressi. Il protocollo si intreccia, inoltre, con la questione dello smart working. Nei prossimi mesi, comunque entro gennaio, le amministrazioni pubbliche dovranno dotarsi del cosiddetto Pola, vale a dire del Piano organizzativo per il lavoro agile.