Conte già assediato dalla “sua” maggioranza su Recovery fund e Mes, senza dimenticare lo “sgambetto” sulla riforma della legge elettorale

Giorno dopo giorno il soufflé si smonta e la realtà si staglia con sempre maggiore evidenza: non c’è quotidiano che non racconti come il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, oggi si ritrovi assediato, insieme al ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, sia sull’utilizzo delle risorse del Recovery Fund (220 miliardi) sia sul Mes (36 miliardi). Che qualcuno nel M5s e lo stesso Conte si ostinano a ritenere superato, ma che nei fatti non lo è sia perché presentissimo nel dibattito, nell’interlocuzione a mezzo stampa con Pd, IV e +Europa, sia perché diventa di giorno in giorno sempre più appetibile come un’immensa torta al cioccolato pronta per essere divorata, visto che le sue risorse possono essere utilizzate già quest’anno per Sanità e Istruzione, secondo alcuni a condizioni addirittura più vantaggiose del Recovery Fund. D’altronde, non del tutto a torto, molti sostenitori del Mes fanno notare come non abbia alcun senso voler prorogare, come Conte vorrebbe, lo stato di emergenza al 31 ottobre, il che vuol dire attendersi una seconda ondata di contagi, e aspettare tanti mesi, fino alla primavera del 2021, per utilizzare le risorse del Recovery, mentre in autunno è attesa una pesante crisi economica. Le posizioni sul Mes sono talmente diverse, anche all’interno degli schieramenti di maggioranza e dell’opposizione, che al Parlamento Ue Lega, FdI e M5s hanno votato insieme un emendamento, che chiedeva di escludere il Mes come strumento anticrisi, e così anche Pd, Forza Italia e Italia Viva per l’esatto contrario, creando così una diversa composizione di maggioranza e opposizione. Una situazione non solo politicamente imbarazzante e aggravata da un altro segnale: Italia Viva si è schierata con il centrodestra, e quindi contro i Dem, per evitare che si esaminasse la riforma della legge elettorale entro l’estate anche in Commissione. Inoltre per la gestione del Recovery, Conte e Gualtieri puntano a utilizzare il Ciae – organismo creato dal prof. Mario Monti quando era presidente del Consiglio – composto da titolari e dirigenti di tutti i ministeri interessati dal piano di rilancio e dalle riforme necessarie, ampliabile alle Regioni, ai Comuni e ad alcuni rappresentanti del Parlamento, mentre Forza Italia, appoggiata da una fetta Pd, ha proposto una «bicamerale delle riforme». Infine, il 29 luglio alle ore 9.30 chi voterà e chi non voterà lo scostamento di bilancio di 25 milioni di euro?