Un altro scostamento di bilancio. A chi giova… Cig, imprese, liquidità e Scuola. Ma se le modalità sono le stesse utilizzate fino ad oggi, davvero non ci siamo. A meno che…

A chi giova, cui prodest? È la classica domanda che sempre deve porsi un vero lettore di gialli. E nella letteratura del giallo si muove anche il Governo Conte bis, non solo per consonanza di colore per una sua metà, ma per la difficoltà a rintracciare la logica dei suoi provvedimenti. Dopo il ritorno trionfale in patria, ieri sera alle 21 Giuseppe Conte si è riunito in Consiglio dei Ministri per deliberare uno scostamento di bilancio: pari a 25 miliardi nel 2020, 6,1 miliardi nel 2021, 1 miliardo nel 2022, 6,2 miliardi nel 2023, 5 miliardi nel 2024, 3,3 miliardi nel 2025, e 1,7 miliardi a decorrere dal 2026. «Il Governo ritiene, in questa fase, di fondamentale importanza continuare ad assicurare il sostegno al sistema produttivo e al reddito dei cittadini, a supportare la ripresa e ad intervenire dove necessario per preservare l’occupazione», ha spiegato Palazzo Chigi nel suo comunicato. La domanda è: c’è speranza che i soldi stavolta arriveranno e a chi? Non è stato deciso però il prolungamento dello stato di emergenza, che si pensa di prorogare al 31 ottobre ma insieme al Parlamento. Il quale, figuriamoci, se dice di no, visto che “nel mezzo”, cioè a settembre, si celebrano le elezioni regionali dall’esito alquanto in certo per le forze della maggioranza. «In quest’ottica, saranno prorogati gli interventi di potenziamento degli strumenti della Cassa integrazione guadagni (CIG). Allo stesso tempo, non verrà meno il sostegno alle imprese e ai settori maggiormente colpiti dalla crisi e alla liquidità, anche attraverso una riprogrammazione delle scadenze fiscali dei prossimi mesi. Inoltre, verrà garantito il necessario sostegno agli enti territoriali, le cui risorse sono state ridotte dai mancati introiti fiscali degli ultimi mesi, al fine di garantire la regolarità dell’azione pubblica a tutti i livelli di governo». Scostamento di bilancio anche per la scuola e per «per far ripartire l’insegnamento in presenza in condizioni di sicurezza», ha sottolineato Palazzo Chigi. L’altra domanda da farsi è: come? Perché se si reiterano le lacune fin qui riscontrate, l’esito dello scostamento è già sotto i nostri occhi. A meno che l’obiettivo, per il Governo, non sia galleggiare, con buona pace dell’Ue.