Cgil, Uil e Ugl stoppano l’ipotesi di ridimensionamento della Compagnia aerea

I sindacati vogliono vederci chiaro, perché, su Alitalia, i numeri non tornano assolutamente. Le anticipazioni su quello che potrebbe essere il piano industriale per il nostro vettore nazionale – si ricorda che si tratta di un passaggio richiesto dall’appena approvato decreto Rilancio, entro trenta giorni dalla costituzione della nuova società partecipata – gettano una pesante ombra sulla tenuta occupazionale. La cosa che preoccupa è che, nella sostanza, il piano dovrebbe prevedere un taglio di oltre il 30% della flotta, con gli aeroplani che dovrebbero scendere da 106 a 70. A questo punto, la riduzione potrebbe riflettersi sul personale dipendente, attualmente quantificato in 10.800 unità, di cui 6mila a terra ed il restante di volo. La voce circolata è di 4mila possibili esuberi, poco sopra rispetto alla riduzione percentuale della flotta. Una ipotesi che le federazioni di categoria di Cgil, Uil e Ugl hanno rispedito al mittente. «È il momento di essere più coraggiosi» hanno scritto le tre sigle sindacali in un comunicato unitario, che rifiutano ingerenze da parte di Bruxelles: sulla base delle stesse regole europee, la Commissione può verificare il rispetto delle regole di mercato, ma non può interferire con il dimensionamento o la composizione della flotta. I ministri coinvolti, Paola De Micheli (infrastrutture e trasporti) e Stefano Patuanelli (sviluppo economico), hanno provato a gettare acqua sul fuoco.