Soprattutto al Sud. In caso di partecipazione dei lavoratori, gli incentivi sono più sostanziosi

Poco meno di 12mila contratti collettivi aziendali o territoriali relativi ai premi di produttività. L’ultimo report del ministero del lavoro, relativo ai depositi degli accordi necessari per fruire degli incentivi fiscali e contributivi, rilascia una fotografia oggettivamente non esaltante di quella che, anno dopo anno, appare sempre di più come una occasione persa o, nella migliore delle ipotesi, una opzione che stenta a decollare. Gli incentivi sotto forma di detassazione o di decontribuzione non sono certamente una novità, in quanto le prime esperienze risalgono ormai ad oltre dieci anni fa, con l’allora ministro del lavoro Maurizio Sacconi. Nel tempo, però, lo strumento ha vissuto alti e bassi, con un forte investimento durante il governo Monti ed una sottovalutazione significativa per larga parte dell’esecutivo Renzi. Nel complesso, continua a pesare negativamente la grande differenziazione territoriale. Considerando tutti gli accordi depositati, poco più di 56mila, appena il 7% impatta sulle regioni del Mezzogiorno, a fronte del 77% di tutto il Nord. Eppure, si tratta di uno strumento utile a raggiungere almeno due obiettivi, decisivi anche in un’ottica di ripartenza, vale a dire il rafforzamento del potere d’acquisto degli stipendi e il miglioramento dell’organizzazione del lavoro, puntando anche sul welfare e la partecipazione dei lavoratori, tutti aspetti incentivati.