Vertice Ue prosegue ad oltranza, ma non punta a Sud. Kurz: «Il Recovery fund è stato ridotto e gli sconti all’Austria sono stati aumentati in modo significativo»

Dovevano essere due, forse tre, e invece con oggi siamo al quarto giorno di trattative dei leader dei Paesi dell’Unione europea per trovare un accordo sul Recovery Fund. Come aveva preannunciato venerdì scorso La Meta Serale, il Consiglio europeo straordinario del 17-18 luglio non si è ancora concluso. Forse siamo vicini ad un accordo ma se si pensa che la pandemia è scoppiata a marzo e che l’Ue ancora non ha erogato un euro ai Paesi in difficoltà né trovato un accordo, è chiaro che ritardi, bizantinismi e incapacità di decidere non sono più categorie esclusive della politica italiana. Si è rivelato più difficile del previsto avvicinare le posizioni tra Italia, ma non solo, e Olanda (in testa a Austria, Svezia, Danimarca, ai quali si è unita anche la Finlandia). Le trattative sono andate avanti per tutto il week end con incontri bilaterali notturni tra i leader e scontri (anche tra Rutte e Macron, non solo con Conte) pur di arrivare a una sintesi nella giornata di oggi. Senza la quale si rischia di inviare un cattivo segnale al mondo e ai mercati, i quali infatti oggi hanno aperto in lieve calo. Alle 16 a Bruxelles si è riunita la plenaria del Consiglio nella quale si attende il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, con una nuova proposta di mediazione che dovrebbe prevedere la riduzione della componente delle sovvenzioni a fondo perduto rispetto alla proposta originale della Commissione Europea. Come spiegato dallo stesso premier Conte, la nuova proposta porterebbe a una riduzione dei grants a 400 miliardi e a 390 miliardi. Le tensioni ruoterebbero intorno a 50 miliardi di euro di sussidi: l’asse franco tedesco avrebbe lottato per portare i più riluttanti a una quota di circa 400 miliardi di euro, ma il gruppo capitanato dall’Olanda non è disposto a superare i 350. Non proprio una vittoria per i cosiddetti stati del Sud Europa e per Conte, pur stimato da Rutte. Per contropartita, il nostro presidente del Consiglio si è opposto al voto all’unanimità per il via libera ai piani nazionali ovvero all’idea che un singolo stato membro possa porre un veto. Ma i “frugali” già cantano vittoria. Il cancelliere austriaco, Sebastian Kurz, in una intervista all’emittente radiofonica Orf ha dichiarato: «Possiamo essere contenti perché il Recovery fund è stato ridotto e gli sconti all’Austria sono stati aumentati in modo significativo». «La “migliore decisione” dell’Austria è stata quella di unirsi al “gruppo dei frugali», «siamo piccoli Paesi che non avrebbero peso da soli: questo risultato non ci sarebbe mai stato se fossimo stati da soli». E se pensiamo che in Germania Afd, la destra tedesca, appoggia le posizioni di Rutte e Kurz, ben poco a favore dell’Italia si potrà sbilanciare la cancelliera Merkel. Si sa, nell’Unione ognuno pensa al proprio elettorato. Solo quando lo fa l’Italia diventa un problema.