Vertice sul Recovery fund, tra oggi e domani è (quasi) sicuro che non si riesca a decidere. Le differenze e le indecisioni regnano sempre più sovrane in Europa

Tutti sanno quanto sia cruciale il piano per la stabilità economica e finanziaria dell’Europa, ma ognuno pensa a sé. A Bruxelles oggi e domani, con probabile slittamento a domenica, si celebra, il primo vertice dei Paesi europei sulla proposta della Commissione “Next Generation Eu”, il primo anche in presenza dall’inizio della pandemia, che dovrà decidere sul Recovery Fund per la ripresa economica e il bilancio pluriennale dell’Ue per il 2021-2027. Significative le posizioni espresse stamattina dai leader, soprattutto di quelli che hanno in mano l’esito della trattativa. Non stiamo parlando del premier italiano, Giuseppe Conte, il quale staziona tra realismo e ottimismo: «Ho piena consapevolezza delle divergenze esistenti» tra i Paesi Ue sull’Mff 2021-27 e sul Recovery Plan «ma anche forte determinazione che dobbiamo superarle…nell’interesse di tutti i cittadini europei». I due Paesi che possono condizionare di più l’esito di questa difficile trattativa sono Germania e Olanda. Quest’ultima ha fatto già capire, attraverso il suo premier, capofila dei cosiddetti “paesi frugali” (Austria, Danimarca, Svezia), Mark Rutte, che il buon giorno si deve sempre vedere dal mattino: «Le possibilità che arriviamo ad un accordo questo fine settimane sono meno del 50%». Perché? «Da Italia e Spagna deve venire “un chiaro impegno” sulle riforme». Insomma, la pietà scarseggia. I “frugali” vogliono ridurre la quota di risorse rappresentata dai sussidi e, anche se il fronte del Sud insiste per mantenere il tetto inalterato, si sta lavorando a una loro limatura; puntano il dito contro la preponderanza dei sussidi rispetto a prestiti; hanno fatto muro sulla governance ovvero vogliono che a decidere sui piani nazionali di riforma e sugli esborsi sia il Consiglio, non la Commissione Ue, all’unanimità e non a maggioranza qualificata. Rutte ce l’ha davvero con l’Italia, ma non Giuseppe Conte del quale apprezza «l’impegno» per le riforme (chissà di quali parla), ma anche con la Commissione accusata di aver esagerato con la flessibilità. Da non dimenticare anche il ruolo dei Paesi cosiddetti di Visegrad (Polonia, Repubblica Ceca, Slovaccchia), capeggiati dall’Ungheria, i quali non ne vogliono sapere di accettare vincoli sul rispetto delle leggi europee in relazione all’uso dei fondi europei. Non possono bastare le parole del presidente francese Emmanuel Macron a rasserenare gli animi: «Con la cancelliera Angela Merkel e il presidente del Consiglio Europeo Charles Michel faremo di tutto» per arrivare ad un accordo sull’Mff 2021-27 e sul Recovery Plan. Più realista la Cancelliera che dovrebbe avere una carta da giocare, non ancora svelata, per far chiudere positivamente il Consiglio: «Sarebbe auspicabile una grande predisposizione al compromesso da parte di tutti», serve un accordo «che sia buono per l’Europa e le persone e che dia una risposta alle difficoltà economiche».