Il governo affida a cinque professori universitari la definizione del piano

Alla fine dovrebbe essere una commissione di cinque esperti, tutti docenti universitari, a tracciare la riforma degli ammortizzatori sociali, anticipata più volte dal presidente del consiglio dei ministri, Giuseppe Conte, e dalla ministra del lavoro, Nunzia Catalfo. Da capire, naturalmente, se il testo prodotto sarà una bozza e, in quanto tale, suscettibile di essere rivista in sinergia con le parti sociali, o se, piuttosto, si tratterà di un pacchetto a scatola chiusa, da prendere o lasciare, cosa che, sicuramente, potrebbe portare a qualche frizione con i sindacati e le associazioni datoriali. Il sistema degli ammortizzatori sociali, come noto, è stato più volte riformato. L’ultimo intervento organico è stato quello messo in campo da Matteo Renzi e Giuliano Poletti con il Jobs act, con il quale si è allargata sensibilmente la platea dei contribuenti. È infatti da qualche anno che hanno preso a versare al fondo di integrazione salariale presso l’Inps o ai fondi di solidarietà bilaterali le imprese con almeno cinque dipendenti. Ora si parla con insistenza di estendere il meccanismo anche alle piccole imprese, al momento coperte dalla cassa in deroga, e, soprattutto, di rafforzare gli aspetti di politica attiva, una cosa più facile a dirsi che a farsi, in quanto la cassa integrazione è un ammortizzatore in costanza di rapporto di lavoro, per cui la parte formativa potrebbe non essere di facile programmazione.