Ancora una volta, viene esautorato completamente un ramo del Parlamento

Giro di boa per il decreto Rilancio, peraltro in fortissimo ritardo rispetto alla normale tabella di marcia. Dopo il voto alla Camera dei deputati, l’iter al Senato si annuncia, per forza di cose, assolutamente formale, con i tempi per la conversione in legge che scadono il 18 luglio. I senatori, quindi, non avranno la benché minima possibilità di incidere sul testo, poiché, in caso di eventuali modifiche, il provvedimento dovrebbe tornare di nuovo alla Camera, con il rischio concreto della mancata conversione nei tempi previsti. Insomma, ancora una volta, una parte del Parlamento si ritrova a dover approvare a scatola chiusa un provvedimento importante, che, in questo caso, muove 55 miliardi di euro, un impegno finanziario mai raggiunto prima. Molte le modifiche apportate al testo, in particolare sul versante della fruizione degli ammortizzatori sociali, con il superamento dello stacco fra le cinque settimane estive e le altre quattro autunnali fra settembre ed ottobre. Previsto anche l’assorbimento del successivo decreto legge, il numero 52, sempre in materia di lavoro, che era servito a superare alcune incongruenze che si erano concretizzate a causa del ritardo della entrata in vigore del decreto Rilancio. Conferma anche per l’estensione della tempistica per accedere alla procedura di emersione che, ad oggi, ha dato, però, risultati molto inferiori alle attese, soprattutto sul versante del lavoro agricolo.