Resta il grande scoglio rappresentato soprattutto dal sistema confindustriale

A questo punto, è la controparte datoriale che dovrebbe esprimersi con una parola chiara sul tema della partecipazione e della cogestione dei lavoratori, fermo restando che anche il governo dovrebbe prendersi le proprie responsabilità. La questione della qualità delle relazioni industriali continua a viaggiare, come una sorta di fiume carsico, fra alti e bassi. Così, se aveva sorpreso positivamente l’inserimento del tema all’interno dello schema che il presidente del consiglio, Giuseppe Conte, aveva presentato alle parti sociali in occasione degli Stati generali dell’economia di villa Pamphilj, la mancata indicazione dello stesso argomento all’interno del Programma nazionale di riforma rappresenta indubbiamente un passo indietro. L’unico riferimento nel Pnr, infatti, guarda agli sgravi fiscali e contributivi, peraltro già in vigore, sulla contrattazione di produttività aziendale e territoriale, mentre non si parla di attuazione dell’articolo 46 della Costituzione. Eppure, i tempi sembrerebbero essere maturi. Nella audizione parlamentare sulle comunicazioni della Commissione europea, anche la Cgil ha infatti assunto una posizione a favore della partecipazione, patrimonio storico della Ugl (prima ancora della Cisnal), ma anche, con delle differenze, della Cisl e della Uil. Resta, chiaramente, il grande scoglio rappresentato soprattutto da Confindustria, prima ancora che dalle piccole imprese.