Solo il 32,5% delle imprese ha dichiarato di avere potuto operare durante le varie fasi di lockdown

Cominciano a vedersi i primi segnali di ripresa dell’attività produttiva dopo le contrazioni osservate durante il lockdown. Nella “Nota mensile sull’andamento dell’economia italiana” l’Istat spiega infatti che a maggio ha rilevato un miglioramento sia della domanda estera che di quella nazionale, con un’inversione di rotta – generalizzato a tutti i settori economici – anche del clima di fiducia. In particolare, stando ai primi dati, le esportazioni verso i Paesi al di fuori dell’Unione europea sono aumentate del 37,6% rispetto al aprile, quando si è invece registrato un -37,3%, mentre le vendite al dettaglio hanno segnato un +24,3% in valore e un +25,2% in volume. Un risultato legato unicamente alle vendite di beni non alimentari, cresciute del 66,3% in termini di valore e del 66,6% in volume, contro il -1,4% e -1,6% rilevato per quelle di beni alimentari (tornate a diminuire per la prima volta da agosto). «Su base annua – spiega l’Istat -, le vendite del comparto alimentare restano in crescita, mentre permane molto negativa, pur se in miglioramento, la dinamica tendenziale dei beni non alimentari». Nella nota l’Istat dedica poi un focus all’impatto della crisi sulle imprese. Nell’analisi si legge che solo il 32,5% delle imprese ha dichiarato di avere potuto operare durante le varie fasi di lockdown, mentre il 43,8% ha dovuto sospendere la propria attività almeno fino al 4 maggio. «Il 38,8% delle imprese italiane – spiega poi l’Istat – ha denunciato l’esistenza di fattori economici e organizzativi che ne mettono a rischio la sopravvivenza nel corso dell’anno», con un pericolo più elevato tra le micro imprese (40,6%).