Ma l’attività rimane in contrazione

A giugno l’attività del settore privato dell’Eurozona ha registrato una forte accelerazione rispetto al mese precedente, rimanendo però ancora in territorio di contrazione. L’indice PMI composito – che monitora l’andamento della produzione manifatturiera e dell’attività del settore dei servizi – si è infatti attestato a 48,5 punti contro i 31,9 di maggio e i 47,5 della stima flash. «L’indice principale PMI dell’eurozona ha recuperato 17 punti a giugno, un rialzo record che in più di 22 anni di storia dell’indagine è stato superato solo dai 18 punti di ripresa di maggio. Tale aumento segnala una veloce inversione di tendenza dell’economia dell’eurozona gravemente colpita dalla pandemia da Covid-19», ha spiegato Chris Williamson, economista di IHS Markit, sottolineando però che «nel mese di giugno, le aziende hanno continuato a segnalare un sotteso indebolimento della domanda. Sono molti coloro che continuano a segnalare un’avversione al rischio, mostrando reticenza a vincolarsi con piani di acquisto e assunzioni». Dall’analisi emerge infatti che, nonostante il tasso di diminuzione dei nuovi ordini sia molto più lento rispetto ai mese precedenti, sia la domanda nazionale che quella estera continua a rimanere piuttosto debole, con i livelli di commesse ricevute dall’estero ancora in considerevole calo. Di conseguenza, nel corso del mese appena terminato, le aziende del settore privato hanno continuato a tagliare i posti di lavoro estendendo l’attuale periodo di contrazione degli organici a quattro mesi. Tra i singoli paesi dell’area euro è la Germania ad aver registrato la perdita più ampia in questo senso, seguita da Italia e Irlanda.