Caritas: 450 mila persone sostenute, il 34% sono nuovi poveri. Nel periodo marzo-maggio. Dalla fine del lockdown segnali positivi sono arrivati solo dal 28,4% delle Caritas che hanno registrato un calo delle domande di aiuto

Pessime notizie dall’ultimo monitoraggio condotto da Caritas Italiana: le persone accompagnate e sostenute da marzo a maggio risultano quasi 450.000, di cui il 61,6% italiane. Di queste il 34% sono «nuovi poveri», cioè persone che per la prima volta si sono rivolte alla Caritas. 92.000 famiglie in difficoltà hanno avuto accesso a fondi diocesani, oltre 3.000 famiglie hanno usufruito di attività di supporto per la didattica a distanza e lo smart working, 537 piccole imprese hanno ricevuto un sostegno. Non tutte le Caritas interpellate hanno quantificato con precisione le persone accompagnate e sostenute in quei mesi: su un totale di 218 Caritas diocesane hanno risposto in 169, pari al 77,5% del totale. Rispetto alla situazione ordinaria nell’attuale fase il 95,9% delle Caritas partecipanti al monitoraggio ha segnalato un aumento dei problemi legati alla perdita del lavoro e delle fonti di reddito, mentre difficoltà nel pagamento di affitto o mutuo, disagio psicologico-relazionale, difficoltà scolastiche, solitudine, depressione, rinuncia/rinvio di cure e assistenza sanitaria sono problemi evidenziati da oltre la metà delle Caritas. Nel dettaglio rispetto alle condizioni occupazionali si sono rivolti ai centri Caritas per lo più disoccupati in cerca di nuova occupazione, persone con impiego irregolare fermo a causa della pandemia, lavoratori  precari/saltuari che non godono di ammortizzatori sociali, lavoratori dipendenti in attesa della cassa integrazione ordinaria/cassa integrazione in deroga, lavoratori autonomi/stagionali in attesa del bonus 600/800 euro, pensionati, inoccupati in cerca di prima occupazione, persone con impiego irregolare, casalinghe. Altre questioni evidenziate sono:problemi burocratici/amministrativi, difficoltà delle persone in situazione di disabilità/handicap, mancanza di alloggio in particolare per i senza dimora, diffusione dell’usura e dell’indebitamento, violenza/maltrattamenti in famiglia, difficoltà a visitare/mantenere un contatto con parenti/congiunti in carcere, diffusione del gioco d’azzardo/scommesse. Fondamentale accanto all’impegno degli operatori è stato l’apporto di migliaia di volontari tra cui molti giovani che nella fase acuta della pandemia hanno garantito la prosecuzione dei servizi sostituendo molti over 65 che in via precauzionale rimanevano a casa.