Calano soltanto gli infortuni in itinere, ma per il resto è allarme continuo

Nonostante il lockdown, la chiusura forzata di larga parte delle attività economiche e produttive, gli infortuni mortali sul lavoro nei primi cinque dell’anno schizzano in alto. Le denunce di infortunio mortale presentate all’Inail da gennaio a maggio sono state 432 a fronte dei 391 dello stesso periodo dello scorso anno, 41 in più finora. Numeri peraltro ancora provvisori, ma già di fortissimo impatto sociale, emotivo ed economico. L’Inail spiega come stia pesando il fattore Covid-19; per capire, però, quanto è necessario andare ad analizzare le singole voci. Gli infortuni mortali in occasione di lavoro sono passati da 279 a 364, un incremento di oltre trenta punti percentuali, a fronte del calo degli infortuni in itinere del 39,3% (da 112 a 58, in questo caso un effetto positivo del lockdown). La diffusione territoriale riflette per molti versi la maggiore incidenza del virus in determinare aree piuttosto che in altre, anche se fa eccezione il Mezzogiorno, con quindici casi in più, dodici dei quali, però, concentrati nella sola Puglia. I 45 casi in più della Lombardia spingono il nord-ovest in alto con 157 casi totali (erano 102 nello stesso periodo dello scorso anno). La componente maschile sale più di quella femminile, mentre guardando all’età sono colpiti soprattutto gli over 55 e la fascia 30-34 anni. Calano invece gli infortuni non mortali, circa 118mila in totale, per un meno 30,6%.