Dall’Italia alla Germania nuovi focolai. Ma la colpa non è tutta del Covid-19.  Dai casi di Mondragone e Bologna a quelli del distretto di Guetersloh

«Non c’è preoccupazione perché è tutto ampiamente atteso. Entrambi i focolai sono stati identificati immediatamente e circoscritti, quindi il sistema messo in atto tiene. È inevitabile ci siano focolai in giro per l’Italia e per l’Europa», ha detto Ranieri Guerra, direttore aggiunto dell’Organizzazione mondiale della Sanità, al programma Agorà su Rai3 riguardo ai focolai di coronavirus a Mondragone e a Bologna. Per quel che riguarda l’Italia, e anche l’Europa, considerato che i cluster vanno aumentando dalla val d’Ossola, alla Liguria, dall’Emilia Romagna alla Campania, si devono fare dei distinguo. A Mondragone nel Casertano, la situazione più grave, le tensioni sono all’ordine del giorno: si rischia se non la rivolta vera e propria, ieri sfiorata, lo scontro fisico tra italiani e migranti bulgari, braccianti agricoli senza contratto, sfruttati da caporali che pagano gli uomini 4 euro l’ora (donne e bambini ancora meno), occupanti da anni le palazzine, ben 5, e che contestano la zona rossa istituita dopo la scoperta di 49 casi di Covid. D’altronde vivono di espedienti. Quante Mondragone esistono in Italia? Quante situazioni esplosive? Cos’è più prevedibile: il ritorno dei focolai o il fatto che in questi luoghi, ben conosciuti, non dovrebbero neanche esistere?
Caso diverso quello della Bartolini Corriere Espresso di Bologna, ditta che spedisce in tutto il mondo, dove i positivi sono 64, due i ricoverati, e tampone per circa 370 persone. L’azienda parla di cluster nel magazzino di Roveri «originato da lavoratori di servizi logistici di magazzino gestiti da una società esterna». Si è venuto a sapere dal direttore del Dipartimento di sanità pubblica della Ausl di Bologna, Paolo Pandolfi, che «le regole, in magazzino, non venivano rispettate in modo sistematico. Qualche volta le persone non usavano la mascherina e non rispettavano la distanza di sicurezza di un metro».
Trenta Paesi in tutta Europa hanno visto un aumento di nuovi casi nelle ultime due settimane. Emblematico, ciò che sta succedendo in Germania, nel distretto di Guetersloh, dove gli oltre 1.500 dipendenti nel mattatoio del gruppo Toennes sono risultati positivi al nuovo Coronavirus e tutti i lavoratori, 7000. Nel mattatoio del distretto di Guetersloh molti operai sono immigrati dall’Est Europa e vivono quasi tutti in case dormitorio. Allora viene da pensare che il pericolo non sta solo nel virus ma nel modello economico e sociale e che un malinteso e ipocrita senso dell’integrazione, disattento alle minime regole di sicurezza e salute, possa esserne il detonatore.