Dagli invalidi civili agli effetti del lockdown: all’Italia serve subito una strategia vera. Vecchi problemi si sommano a quelli devastanti generati dal lockdown, non del tutto calcolabili. La politica del rinvio rischia di aumentare le diseguaglianze.

Dalla sentenza della Corte Costituzionale che ha decretato l’inconsistenza dell’assegno (285,66 euro) ricevuto dagli invalidi civili, fino ad arrivare ai dati diffusi ieri dall’Ispettorato del Lavoro con il 73% delle neomamme che nel 2019 sono state costrette a dimettersi e a perdere un lavoro per poter seguire i figli, non serve attendere gli esiti già devastanti del lockdown per capire o sapere quanto l’Italia possa ancora di più diventare un Paese socialmente ed economicamente disomogeneo. Il comune denominatore di situazioni oggettivamente diverse sta nell’ormai arcinota inadeguatezza del sistema di welfare e nei tagli indiscriminati, in termini di servizi, inferti al sistema mai compensati. I tagli alla Sanità, con l’insufficienza di posti letto e di personale, ha complicato non poco la lotta alla pandemia. Bisogna sapere anche che sono 3,1 milioni le persone con limitazioni funzionali gravi in Italia e che l’Inps eroga l’indennità di accompagnamento per invalidità civile a circa 2 milioni di persone. Se i titolari di indennità di accompagnamento sono 1.933.000, le persone con limitazioni funzionali gravi che non percepiscono l’indennità di accompagnamento sono 1.153.000. Non meno grave la cassa integrazione che continua a non arrivare agli aventi diritto, la necessità di aggiungere al RdC, di cui ieri è stato decretato il fallimento, anche il Rem segno evidente che “la rete” di protezione è piena di falle. Non è stato un sindacalista, ma il Governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, a sottolineare, il 29 maggio, nel corso dell’annuale Assemblea, due termini: «incertezza» e «disuguaglianza». «Se intuiamo, in modo impreciso, e contrastiamo, con forza, la gravità delle conseguenze sociali ed economiche nel breve periodo, per quelle a più lungo termine possiamo solo riconoscere di “sapere di non sapere”», ha detto. «È molto difficile prefigurare quali saranno i nuovi equilibri o la nuova normalità che si andranno determinando, posto che sia possibile parlare di equilibri e normalità», invitando chi di dovere a colmare «rapidamente i ritardi e i vincoli già identificati da tempo». Certo alcuni strumenti, come il lavoro agile, possono essere d’aiuto a molti, come ad esempio alle neomamme, ma bisogna intervenire con un logica di sistema. Tante le categorie che a causa della pandemia e del lockdown sono diventate ancora più fragili: i giovani, gli anziani, i non autosufficienti e le persone con disabilità. Occorre quindi una strategia vera che si sostituisca subito a quella sempre più pericolosa del rinvio dei problemi praticata fino ad oggi dal Governo, come nei casi Alitalia, Autostrade, Automotive, Siderurgia, a cui con il Covid-19 si è aggiunto il settore dei Servizi, in primis Turismo e Commercio.