Tra addii e espulsioni dal M5s, Governo sempre più in bilico. Come se già non bastassero altri due temi di scontro come le (mancate) alleanze alle regionali con il Pd e la leadership del Movimento

Una lunga, lenta ma inesorabile scia di addii sta rischiando di dissanguare la sostanza del M5s in Parlamento, soprattutto in Senato, dove già il 18 giugno scorso con soli 2 voti di scarto è riuscito a non far passare una richiesta dell’opposizione sul Dl Elezioni, per la precisione dell’On Calderoli, scatenando una vera e propria bagarre in aula sul conteggio dei voti. Tra espulsioni e spontanei allontanamenti la galassia pentastellata si disperde e si divide al suo interno, – il disaccordo è ormai palese anche tra Grillo e Casaleggio jr – mettendo a rischio la stessa tenuta del Governo. Che a sua volta sta rischiando grosso con le elezioni regionali e la non volontà del Movimento di presentarsi alleato del Pd. In un giorno solo, ieri, il Movimento ha perso la deputata Alessandra Ermellino, che lascia il gruppo alla Camera per aderire al Misto, e la senatrice Alessandra Riccardi, passata alla Lega di Matteo Salvini. Per il M5S e per la maggioranza si mette male alla luce anche della sfida più difficile e più immediata da vincere, quella delle future votazioni sul piano europeo, con il Mes a fare da miccia. Inoltre potrebbero arrivare nuovi provvedimenti disciplinari per i parlamentari non in regola con le restituzioni. Lo stesso capo politico, Vito Crimi, ha dato una precisa tempistica: entro il 30 giugno i parlamentari devono rendicontare le mensilità fino ad aprile 2020. Sarebbe elevato il numero di eletti M5S che non rendicontano da mesi, nonostante il rischio di incorrere nelle sanzioni dei probiviri, dalla sospensione all’espulsione, che in questi giorni stanno lavorando alacremente. Il capogruppo M5S al Senato, Gianluca Perilli, però non ha mostrato alcuna preoccupazione per la maggioranza con numeri sempre più risicati ed è convinto che andrà tutto bene, come il 18 giugno scorso. Con soli due voti? Altra sfida aperta nel Movimento quella della leadership. Davide Casaleggio sembrerebbe tifare per Alessandro Di Battista, pur dichiarando di voler lasciare agli iscritti la scelta del leader, mentre il leader carismatico e fondatore Beppe Grillo è di tutt’altro avviso. Insieme alla rappresentanza governativa del Movimento sembra essere intenzionato a rinviare a data da destinarsi la scelta del leader. Tanto che sempre più insistentemente si parla di scissione.