L’intesa è stata raggiunta tra l’Europarlamento e il Consiglio Ue

Avranno di che limarsi le unghie, adesso, le associazioni dei consumatori: Europarlamento e Consiglio Ue hanno raggiunto un accordo intorno alle prime norme Ue sulla cosiddetta class action in tutti i 27 stati membri. Gruppi di consumatori Ue potranno avviare procedimenti giudiziari collettivi per ottenere un risarcimento ai danni delle imprese. I settori coperti dall’azione collettiva sono protezione dati, servizi finanziari, viaggi e turismo, energia, telecomunicazioni, ambiente e salute. L’intesa consente ai cittadini di tutti i paesi dell’UE di adire il tribunale collettivamente se hanno subito lo stesso danno. Relatore del testo sulla nuova direttiva sulle azioni rappresentative a tutela degli interessi collettivi dei consumatori, l’europarlamentare Geoffroy Didier del Partito popolare europeo. Da oggi, l’accesso alla giustizia per i consumatori «migliorerà notevolmente nella maggior parte degli Stati membri», ha dichiarato l’associazione europea dei consumatori. «Per i consumatori, andare in tribunale individualmente – specialmente quando si trovano di fronte a una multinazionale – è spesso una barriera insormontabile. I consumatori saranno in grado di presentare azioni di gruppo quando le aziende violano i diritti dei passeggeri, i servizi sanitari, i servizi finanziari, la protezione dei dati e le leggi sulla responsabilità dei prodotti».
Diversi gli scenari che potrebbero aprirsi qui in Italia e non solo. Pensiamo ad esempio al caso dei “voli fantasma” venduti dalle compagnie aeree, tra le quali purtroppo anche Alitalia ma non solo, su cui l’Enac ha appena aperto un’inchiesta, ovvero i biglietti venduti verso località “classiche” di villeggiatura a prezzi convenienti e orari interessanti, peccato che i collegamenti che sono decollati e non decolleranno, se non probabilmente settimane, mesi dopo o mai la data del biglietto. C’è di peggio: in caso di mancato volo non è previsto alcun rimborso, solo voucher. Oppure pensiamo al caso eclatante del mattatoio di Gütersloh di proprietà del gruppo tedesco Tönnies, nella Renania Settentrionale-Vestfalia, dove più di 1300 lavoratori, su un totale di quasi 7 mila, la maggior parte delle quali provenienti da Polonia, Romania e Bulgaria, sono risultati positivi al coronavirus e ammalatisi per le condizioni di lavoro all’interno di questo tipo di impianti visto che altri macelli tedeschi sono stati posti in quarantena. Se le condizioni igieniche non sono buone per gli umani che vi lavorano, non lo saranno forse neanche per quelli che vi vivono intorno e che acquistano la carne lì lavorata. Le imprese, pubbliche e private, adesso sono avvisate: o si fa maggiore attenzione agli standard con cui si realizzano prodotti e si erogano servizi oppure il loro destino si fa decisamente più incerto.