Ue, Mattarella a Conte: è tempo di decidere. Ma la sveglia squilla in tutta Europa

Una sveglia dietro l’altra. Il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, l’ha data ieri al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. In una giornata tesissima – nella quale durante l’informativa dello stesso premier alla Camera le opposizioni hanno protestato, perché alla vigilia del Consiglio europeo (di oggi) Conte si è limitato molto genericamente a fare dichiarazioni di intenti senza scendere nei dettagli, sostenendo che quello odierno sarebbe stato un vertice formale – Mattarella in serata ha dovuto senza giri di parole durante l’incontro al Quirinale, sullo stesso Consiglio europeo, ribadire che occorrono risposte concrete e in tempi rapidi per l’utilizzo dei fondi che arriveranno dall’Europa, individuati per favorire la ripresa economica conseguente alla crisi legata all’emergenza Coronavirus. Insomma, il Capo dello Stato ha fatto un’intensa lavata di capo a tutti i rappresentanti dell’esecutivo, invitati e non, al Colle. La leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, non ha mancato di far notare: «Ma come? La riunione del Consiglio europeo non era “solo un incontro informale” e per questo è stato impedito al Parlamento di votare gli atti di indirizzo al governo, come invece prevede la legge?». Ragionamento che non fa una piega. Ma che di tempo da perdere non ce ne sia più non lo ha detto soltanto ieri Mattarella: anche oggi in occasione del Consiglio europeo la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, il presidente del Parlamento europeo, David Sassoli, la presidente della Bce, Christine Lagarde, e la cancelliera tedesca, Angela Merkel, hanno detto che non sono più consentiti ritardi o perdite di tempo per decidere soluzioni (Recovery Fund) e modalità per affrontare la crisi economica conseguente alla pandemia. Al tempo si è appellato anche il cancelliere austriaco Sebastian Kurz in un messaggio diffuso su Twitter a margine dello stesso vertice, ponendosi però più come ostacolo essendo orientato a un ridimensionamento del piano di aiuti: «Il Recovery Fund non deve aprire la strada a un’unione del debito perciò deve esserci un limite di tempo e si deve discutere di chi paga quanto, di chi beneficia di più e di quali condizioni vincolano gli aiuti», essendo in questo pensiero assolutamente in linea con Danimarca, Olanda e Svezia, e sostenendo che «l’obiettivo di Vienna è mostrare solidarietà ai Paesi più colpiti dal coronavirus». Il tempo, si sa, è relativo. Ma se del Governo non si fidano (alcuni) sindacati, le imprese medie, grandi e piccole, i lavoratori dipendenti e autonomi, le forze politiche dell’opposizione e alcune parti della maggioranza, si possono fidare del premier italiano e del nostro Paese Austria, Danimarca, Olanda e Svezia? Conte, svegliati!