Non tutto, però, sembra collegabile al Covid-19; il calo era già in atto

Attenzione ai numeri: nel primo trimestre del 2020, è sparito un nuovo posto di lavoro su quattro. Le assunzioni infatti sono state poco più di 1,3 milioni di unità, con una contrazione rispetto allo stesso periodo dello scorso anno del 24%. Sarebbe, però, errato pensare che questo crollo sia collegato esclusivamente al Covid-19. A ben vedere, il fenomeno sembra avere radici ancora più profonde. È vero che la pandemia e il lockdown hanno inciso pesantemente su marzo, con le assunzioni crollate addirittura del 37,8%, ma è pur vero che siamo davanti ad un’onda lunga partita già a gennaio e febbraio, quando larga parte dell’Italia ha vissuto marginalmente la diffusione del virus che ha investito la Lombardia, il Veneto e una parte dell’Emilia soltanto a partire dall’ultima settimana di febbraio. Larga parte delle mancate assunzioni riguardano tutte le tipologie a tempo determinato, con una contrazione anche sulle trasformazioni a tempo indeterminato. Nei primi tre mesi mancano 359mila contratti a tempo determinato, 101mila contratti di lavoro in somministrazione, 78mila stagionali e circa 40mila intermittenti, tutti numeri che provocano sconforto se si pensa che si tratta di tipologie molto impiegate anche in primavera ed estate nel turismo e non solo. Il saldo fra assunzioni e cessazioni, per effetto di quanto evidenziato sopra, è quindi fortemente negativo: -254mila unità in totale.