Su Autostrade Conte non decide? E i Benetton scrivono alla Ue. Chiedendo di intervenire nella disputa che si è aperta con il Governo italiano dopo il crollo del Ponte Morandi a Genova nel 2018

Sulla revoca o meno della concessione Autostrade per l’Italia (o Aspi) ad Atlantia, tra il desiderio dell’ex leader politico del M5s Luigi Di Maio di “fare giustizia” e la tendenza a temporeggiare del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, si è creato uno spazio fin troppo ampio di estenuante attesa (due anni) per l’azienda, e non solo, del quale la stessa ha deciso di occupare adesso il campo scrivendo una lettera alla Commissione europea. Ne ha dato notizia oggi il Financial Times con un’anticipazione riferendo che nella missiva, inviata la scorsa settimana al vice presidente della Commissione Ue, Valdis Dombrovskis, dal presidente e dall’ad di Atlantia (il Gruppo che possiede l’88,06% di Aspi e con principale azionista la famiglia Benetton), si «accusa il governo italiano di violare le norme europee e chiede a Bruxelles di intervenire nella disputa» che si è aperta dopo il crollo del Ponte Morandi a Genova nel 2018 e che, ricordiamolo, ha fatto 43 morti e 556 sfollati. Secondo quanto riferito dal quotidiano britannico e riportato dalle principali agenzie di stampa italiane, sono state messe all’indice le norme introdotte a fine anno dal decreto Milleproroghe che hanno consentito al Governo di «ridurre drammaticamente» la compensazione dovuta al gruppo in caso di risoluzione anticipata del contratto di Autostrade per l’Italia. Nel mirino di Atlantia c’è in particolare la modifica del meccanismo di definizione dei pedaggi autostradali e anche il diverso atteggiamento del Governo verso Anas (operatore interamente pubblico che gestisce gran parte della rete autostradale) dopo il crollo del ponte di Aulla In Toscana. «Senza la nuova legge il governo avrebbe dovuto pagare 23 miliardi di euro d’indennizzo per la risoluzione della concessione di Autostrade prima del 2038» e addirittura secondo il top management di Atlantia «il Governo forzerebbe il gruppo a una vendita della quota di maggioranza in Autostrade a Cassa Depositi e Prestiti, di proprietà statale, a un valore ridotto creando un danno significativo a migliaia di investitori italiani e stranieri». Ma la famiglia Benetton non ha alcuna intenzione di svendere la propria quota. Atlantia infatti chiede che «la Commissione europea valuti la situazione e contribuisca a fornire certezza giuridica su una questione che, se non risolta con urgenza, potrebbe seriamente compromettere i piani di investimento di Aspi attuali e futuri e, soprattutto, la sopravvivenza dell’azienda stessa». Nonostante gli errori commessi, è difficile dare tutti i torti ad Atlantia: il premier Giuseppe Conte aveva dichiarato che il governo non intende accettare l’offerta di 3 miliardi di euro di Atlantia per risolvere la disputa, ma senza dare alcuna risposta. Il timore del gruppo è che non vorrà accettare la proposta per ragioni politiche. Ma con la mossa di Atlantia, la palla è passata in altre mani e il portavoce della Commissione Ue, nel confermare la ricezione della lettera da «diversi commissari», ha dichiarato che la risposta arriverà «a tempo debito». E, si sa, il tempo è denaro.