A sorpresa spunta la partecipazione e la cogestione dei lavoratori in azienda.

Non oggi, neanche domani: se mai ci saranno, i frutti degli Stati generali dell’economia, voluti dal presidente del consiglio dei ministri, Giuseppe Conte, si avranno nelle prossime settimane, in parecchi casi con l’anno nuovo e ancora dopo. Dopo l’incontro di ieri con i segretari generali delle organizzazioni sindacali, da Annamaria Furlan (Cisl) a Paolo Capone (Ugl), spaziando per quello che una volta si sarebbe definito l’intero arco costituzionale, i vertici stanno proseguendo mattina e pomeriggio. Il premier Conte ha illustrato in larghe linee un piano, denominato Progettiamo il rilancio, che, verosimilmente, dovrebbe andare a comporre quel piano triennale di riforme che l’esecutivo non ha allegato al Documento di economia e finanza di aprile e che ha promesso di inviare alla Commissione europea entro la fine di giugno. Si tratta di un testo, al momento abbozzato, almeno nella versione fornita alle parti sociali, in nove capitoli, a loro volta suddivisi in poco più di cinquanta paragrafi che muove dalla digitalizzazione del Paese. Si parla più specificatamente di lavoro, collegato alle imprese come nel rapporto Colao, nel quarto capitolo, anche se il tema della riqualificazione del personale torna pure in altre parti del documento. Fra le proposte, la riforma degli ammortizzatori sociali, delle politiche attive e della Naspi, tre aspetti che andrebbero ad intaccare pesantemente l’ossatura del Jobs act.