Il peggio, purtroppo, non è alle spalle; impennata della disoccupazione reale

Il vero tsunami sulle ore lavorate, verosimilmente, si comprenderà in questo secondo trimestre, considerando che, fra chiusure obbligate e distanziamento sociale, le giornate perse sono ancora di più rispetto a quanto successo fra gennaio e marzo. Comunque sia, già oggi, l’Istat fornisce una fotografia impietosa dello stato di enorme crisi che sta vivendo il lavoro nel nostro Paese. Nel primo trimestre dell’anno, le ore lavorate sono calate del 7,5%, un dato che sale all’8,9% nell’industria e sfiora il 10% nelle costruzioni. Il ricorso allo smart working, viceversa, ha tamponato l’emorragia dei servizi, di poco al di sotto della media generale. Calo delle unità di lavoro vicino al 7%, un dato molto alto, nonostante il massiccio ricorso agli ammortizzatori sociali, compresi quelli in deroga, e all’assegno del fondo di integrazione salariale e dei fondi di solidarietà bilaterali. Tutti numeri che rendono ancora più fosco il futuro prossimo. Già nelle settimane scorse, l’Ugl aveva segnalato il rischio esplosione della disoccupazione reale, diversa da quella statistica segnalata dall’Istat. Ora anche il Sole 24Ore ha lanciato l’allarme: a breve potrebbero essere 1,5 milioni di posti di lavoro persi. Del resto, i tre mesi estivi si caratterizzano per un forte ricorso ai contratti a tempo determinato, cosa difficile che succeda quest’anno con tutte le incertezze intorno al turismo.