Dopo l’Istat, anche l’Ocse: basta perdere tempo con le task force. Gurrìa: «Debito Italia? Ora non è il momento di seguire le regole sui conti»

Forse al Governo italiano converrebbe di più, e costerebbe zero, seguire stime, dati e indicazioni di autorevoli Istituti di ricerca economica e sociale, invece di reclutare costose task force che oltretutto poi non prende in considerazione. Dopo l’Istat, oggi arriva l’Ocse con il suo Economic Outlook: il nostro Paese rischia infatti un calo del Pil 2020 fino al 14% in caso dovesse verificarsi una nuova ondata di contagi, con conseguenti nuovi blocchi. Ma anche con una possibile ripresa del 5,3% nel 2021, se tutto andrà bene. Restando nello scenario peggiore, il ritorno del coronavirus, l’Italia potrebbe chiudere il 2020 con un calo dei consumi privati del 13,3%, comunque ragguardevole, e delle esportazioni al 17,8% (importazioni -17,2%). Senza un ritorno della pandemia, il calo dei consumi è comunque vertiginoso: – 10,5%, ma recuperabile quasi integralmente nel 2021 (+9%). Sempre che si facciano scelte giuste. In ogni caso tragiche anche le prospettive delle importazioni a -14,4% quest’anno e +12% il prossimo, mentre le importazioni scenderebbero nel 2020 del 13,6% per poi risalire all’11,5% nel 2021. Nello scenario peggiore, il deficit dei conti pubblici italiani potrebbe arrivare al 12,8% del Pil con record storico del debito 169,9%. La disoccupazione passerebbe dal 9,9% del 2019 al 10,7 quest’anno all’11,9 nel 2021. Nel caso invece di scenario “ottimistico” ovvero di ripresa senza nuovi contagi, il deficit 2020 sarebbe dell’11,2% del Pil (e del 6,8% nel 2021) con un debito al 158,2%. In termini di disoccupazione, le previsioni sarebbero di poco inferiori a quelle più negative: rispettivamente dell’10,1 e 11,7%. Ampliando la visuale sul resto del mondo non c’è consolazione e neanche rassicurazione: «La perdita di reddito supera quella provocata da qualsiasi altra recessione negli ultimi 100 anni, guerre esclude», hanno scritto sul rapporto il segretario generale dell’Ocse, Angel Gurrìa, e il capo economista Laurence Boone. Gurrìa ha indicato una possibile via d’uscita per il nostro Paese, via d’uscita che, visto lo scarso ascolto e il basso gradimento ricevuto dal Piano Colao dalla maggioranza di Governo, vale tanto quanto l’articolato piano che quasi certamente finirà nel cestino: «Non è il momento di applicare le regole strettamente alla lettera. Oggi non dobbiamo focalizzarci sulle regole come quella del 3% dell’Unione europea… Oggi dobbiamo impiegare tutte le risorse che abbiamo, non bisogna lasciare nulla da parte, per combattere il virus, per vincere questa guerra contro il nemico», ha detto il segretario generale dell’Ocse nel corso della conferenza stampa di presentazione dell’Economic Outlook dell’Ocse a Parigi rispondendo ad una domanda sull’Italia. Insomma, basta task force, basta inutili passerelle a villa Pamphili: bisogna agire subito.