Dall’incontro di oggi tra sindacati e governo, mentre i lavoratori scioperano per 24 ore in tutti gli stabilimenti Arcelor Mittal o ex Ilva d’Italia, con grande tensione soprattutto a Taranto e a Genova, sono emersi giudizi unanimemente negativi per il piano presentato venerdì scorso da Arcelor Mittal sia da parte dei sindacati, fatto ampiamente previsto e prevedibile, sia del Governo che lo ha definito «inaccettabile». Ma al tavolo del ministro dello sviluppo, Stefano Patuanelli, dove c’erano anche anche il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri e il ministro del Lavoro Nunzia Catalfo, e per i sindacati, i segretari generali dei metalmeccanici di Fim Fiom Uilm e Ugl Metalmeccanici e i rispettivi segretari confederali, non devono essere apparse chiare e concrete le intenzioni del Governo sul da farsi. Più che un piano, quello di Arcelor Mittal è una provocazione: prevede infatti una forte riduzione del perimetro occupazionale, migliaia di posti di lavoro (3000-3.300 esuberi che arrivano a 5000 con i dipendenti Ilva in amministrazione straordinaria), e della capacità produttiva del gruppo. Tutti i sindacati hanno chiesto al Governo – non più all’azienda che per loro chiaramente intende disimpegnarsi – azioni precise, impegni precisi, piani chiari onde evitare un impatto negativo sia dal punto di vista industriale sia sociale. Si chiede un ruolo attivo da parte dello Stato, anche se con sfumature diverse, ma il senso più o meno è “lo Stato adesso faccia la propria parte”. Che sia una nazionalizzazione o una partecipazione è il Governo a doverlo dire chiaramente. I sindacati non vogliono sentir parlare di ridimensionamenti produttivi e occupazionali, il piano è stato bocciato: non avrebbe alcun senso fare ricorso alla moral suasion nel prossimo incontro tra governo, sindacati e azienda. Incalzato dalle dichiarazioni di tutte le sigle sindacali che hanno chiesto al Governo una posizione chiara, rivelando in questo modo il fatto di non averla ascoltata durante il tavolo, il ministro Gualtieri ha dichiarato: «Il governo continua a lavorare al progetto strategico che  attinga alle risorse del Green Deal europeo. Disponibili a intervento pubblico a condizione di un rilancio rapido, investimenti certi e tutela dell’occupazione». Si ma questo cosa vuol dire? La campanella ha già squillato e tempo da perdere non ce n’è più.