di Francesco Paolo Capone
Segretario Generale Ugl

Ci sono persone che nascono con delle doti particolari e il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, è indubbiamente una di queste. Non è da tutti riuscire a inanellare un fallimento dietro l’altro, senza mostrare alcun segno di pentimento e ravvedimento, e scontentare tutte le categorie. In una sola giornata, ieri, è riuscito attraverso un’intervista al quotidiano Repubblica a fare dichiarazioni che, oltre a essere sconfessate dai fatti, hanno scatenato risentimenti e dubbi da una parte e una lunga ondata di proteste da un’altra. Dubbi perché sono davvero in pochi, ed il sottoscritto è tra questi, disposti a credere che entro venerdì 12 giugno l’Inps riuscirà a pagare, questa la promessa di Tridico, tutte le 419 mila domande di cassa integrazione giacenti. La promessa, peraltro, è stata espressa già diverse volte da marzo per poi essere smentita dai fatti, nonostante si trattasse della parola del presidente del più grande Ente pubblico italiano. Così siamo arrivati a metà giugno. Risentimento, esasperazione, perché lavoratori, alcuni sindacati e imprese a questo punto iniziano a perdere la pazienza. Senza dimenticare che la settimana scorsa l’Inps ha ricevuto la visita di una delegazione della Lega guidata da Matteo Salvini proprio per chiedere conto dei ritardi fin qui accumulati. Ma la serenità di Tridico resta granitica, altrimenti ieri non avrebbe affermato che «stiamo sovvenzionando con la Cig anche aziende che potrebbero ripartire, magari al 50 per cento, e grazie agli aiuti di Stato preferiscono non farlo. Per pigrizia, per opportunismo, magari sperando che passi la piena e il mercato riparta come prima. In alcuni settori ci possono anche essere imprenditori che non affrontano le difficoltà della riapertura “tanto c’è lo Stato” che paga l’80 per cento della busta paga». Non intendo essere di certo io l’avvocato difensore delle imprese, ma il presidente di un Istituto che ha accumulato ritardi di mesi nell’erogazione della cassa integrazione, pensata per arginare gli effetti devastanti del lock down, non avrebbe dovuto esprimersi così. La reazione delle imprese è stata immediata e dura a partire dal neo eletto presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, quindi delle grandi imprese, che già fin dalle sue prime dichiarazioni ha inviato massaggi duri, forti e chiari al Governo. Bonomi ha definito le parole di Tridico «scioccanti per il mondo produttivo». Dopo di che la valanga di proteste da parte della rappresentanza del mondo imprenditoriale, grande e piccolo, da Sud a Nord. Davvero, bisogna avere delle doti particolari e forse è proprio per questo che Tridico, dopo gli innumerevoli danni fatti al Paese e alla credibilità del Governo, non sembra avvertire mai la necessità di dimettersi.