Appena 65mila contratti stipulati in un anno. Benefici per un milione di famiglie

La ministra del lavoro e delle politiche sociali, Nunzia Catalfo, difende a spada tratta quella che, a buon ragione, potrebbe anche definirsi una sua creatura, il reddito di cittadinanza. È stata infatti l’attuale ministra a presentare da senatrice, nella passata legislatura, la proposta di legge che sarebbe poi entrata nella legge di bilancio del governo gialloverde, fra Movimento 5 Stelle e Lega, e nel successivo decreto legge numero 4 del gennaio del 2019, contenente anche la sperimentazione di quota 100 per la flessibilità in uscita verso la pensione. Ad un anno di distanza dalla erogazione dei primi assegni – le domande per l’accesso al reddito di cittadinanza si sono potute presentare dal 5 marzo del 2019 -, la ministra Catalfo parla di una esperienza positiva con circa un milione di nuclei familiari coinvolti e quasi 2,5 milioni di persone. Il problema resta l’attivazione dei beneficiari. Al 29 febbraio scorso, i centri per l’impiego hanno incontrato poco più di mezzo milione di beneficiari. Il patto per il lavoro o di servizio è stato sottoscritto da 316mila persone. Il vero limite è comunque nel passaggio al lavoro. Sono appena 65mila coloro che hanno sottoscritto un contratto di lavoro di qualsiasi tipologia. Come si ricorderà, la normativa sul reddito di cittadinanza prevede un incentivo fiscale e contributivo per i datori di lavoro che assumono, cosa però difficile che accada nelle prossime settimane.