L’indice PMI ha segnato un recupero, ma rimane sotto i 50 punti

Nonostante il marcato recupero rispetto ai livelli toccati ad aprile (i più bassi di sempre), a maggio l’indice PMI composito dell’Eurozona si è fermato comunque molto al di sotto della soglia dei 50 punti che delimitano una fase di contrazione da una fase di espansione dell’attività economica, confermando il declino dell’economia in atto nell’area della moneta unica dovuto alla pandemia di Covid-19 e alle misure restrittive messe in campo dai singoli paesi per contenere i contenitive. Nella nota stampa diffusa questa mattina da IHS Markit si legge che nel mese interessato dall’indagine «le aziende manifatturiere e terziarie hanno continuato a subire forti contrazioni della produzione anche se ad un tasso molto più lento dei minimi record di aprile, così come mostrato anche dall’indice principale del report composito». A maggio, infatti, l’indice composito si è attestato a 31.9 punti, contro i 13,6 di aprile e i 30.5 della stima flash. Entrando nel dettagli delle principali quattro economie dell’area, IHS Markit evidenzia come a registrare la performance migliore sia stata l’Italia, con 33.9 punti, seguita da Germania (32.3), Francia (32.1) e Spagna (29.2). Commentando i dati Chris Williamson, Chief Business Economist presso IHS Markit, ha spiegato che, visti i risultati dei PMI, «il PIL dell’eurozona del secondo trimestre dovrà pertanto indicare un tasso di recessione senza precedenti, unito al più grande aumento della disoccupazione della storia dell’eurozona» e che ci si aspetta che «il PIL crolli almeno del 9% nel 2020 e che il ripristino della produzione ai livelli precedenti alla pandemia si dilunghi per alcuni anni».