Forte attenzione al tema degli ammortizzatori sociali, compresi quelli in deroga

Conto alla rovescia per il decreto Rilancio. Scade infatti domani il termine per la presentazione degli emendamenti da parte dei parlamentari di maggioranza e minoranza al testo attualmente in discussione alla Camera dei deputati. Già adesso, si annuncia una valanga di richieste di modifica a larga parte dei 266 articoli che compongono il provvedimento da 55 miliardi di euro che segue l’altro decreto, il cosiddetto Cura Italia. La scorsa settimana, come si ricorderà, la commissione bilancio della Camera ha ascoltato Cgil, Cisl, Uil ed Ugl e le organizzazioni datoriali più rappresentative. Un punto su quale tutte le associazioni sembrano convergere è quello relativo alle modalità di fruizione degli ammortizzatori sociali, ordinari, in deroga o attraverso l’accesso al fondo di integrazione salariale presso l’Inps e i fondi di solidarietà bilaterali. L’attuale formulazione, che prevede l’utilizzo delle nove settimane già riconosciute con il decreto Cura Italia alle quali si aggiungono altre cinque settimane fino al 31 agosto ed ulteriori quattro settimane per i mesi di settembre e ottobre, non convince assolutamente. Il governo ha giustificato questa modalità, dicendo che si vuole evitare un ricorso eccessivo allo strumento di sostegno al reddito, ma si tratta di una giustificazione che non regge l’evidenza del momento, caratterizzato da una forte contrazione del lavoro e delle opportunità di nuova occupazione.