Una ricerca dell’Associazione italiana editori, realizzata in collaborazione con Nielsen e IE-Informazioni Editoriale, permette di quantificare l’impatto del coronavirus sull’editoria italiana. Da gennaio ad aprile, sono state 8 milioni in meno le copie vendute nella varia – termine che include titoli di saggistica e fiction –, con 134 milioni di euro circa di fatturato bruciati, concentrati tutti tra marzo e aprile: 90,3 milioni di euro sono stati persi dalle librerie, store online e grande distribuzione organizzata; il resto, invece, dai canali non rilevati dagli istituti di ricerca: cartolibrerie, vendite dirette, fiere, librerie specialistiche e universitarie. Costretti al proprio domicilio, con le librerie chiuse, i lettori italiani hanno acquistato i loro libri servendosi di internet: da gennaio ad aprile, gli store online hanno venduto una quota pari al 47% delle vendite complessive, in crescita rispetto al 26,7% del 2019. Un’abitudine che potrebbe non sparire, una volta conclusa l’emergenza sanitaria. Altre statistiche rivelano l’importanza della rete: lo scorso anno, i lettori, che ammettevano di acquistare i libri sulla base di segnalazioni su blog, social network o siti specializzati, erano il 59%. Adesso sono il 64%. Non solo meno copie vendute: con l’emergenza sanitaria, gli editori hanno rinunciato anche a lanciare nuovi titoli: secondo la ricerca, dal 16 marzo al 3 maggio, gli editori distribuiti dai maggiori gruppi nazionali hanno congelato il 91,1% delle uscite.