Dall’ex Ilva al caso Csm: per il Governo tanti i nodi ancora da sciogliere

È una settimana a dir poco intensa, quella che il Governo sta per iniziare a vivere. A cominciare dal nodo ex Ilva o Arcelor Mittal che secondo i sindacati sta mandando alla deriva i pur strategici stabilimenti siderurgici. Fino ad oggi, giornata di confronto al Mise in videoconferenza con il capo del dicastero Stefano Patuanelli, con i ministri del Lavoro e dell’Economia e tutte le sigle sindacali e azienda, nessuna azione da parte del Governo è stata messa in atto per vigilare sulla condotta da parte della proprietà, quanto meno sospetta visto l’ingente ricorso alla cassa integrazione. Di fronte alle sollecitazioni del Governo, l’amministratore delegato di Arcelor Mittal ha confermato l’impegno della proprietà nell’ex Ilva e chiesto altri 10 giorni per presentare un nuovo piano, ma le perplessità dichiarate dai sindacati lasciano immaginare quanto sia lontana la soluzione del problema acciaio. Restando nell’ambito industriale, oltre ai casi Automotive e Alitalia, c’è dell’altro in sospeso: Autostrade. La società ha chiesto di un prestito con garanzia statale per 1,25 miliardi, che servono anche a pagare gli stipendi, mentre le trattative sul mix fra tagli ai pedaggi ed investimenti in cambio del rinnovo della concessione sino al 2038 sono ancora in stallo. Circa 10 mila lavoratori restano con il fiato sospeso. Non c’è solo il nodo industriale: come anticipato nello scorso numero di venerdì, la Scuola resta in alto mare. Nulla di fatto sulla riapertura delle Scuole a settembre, mentre per il concorso dei precari la selezione sembrerebbe esserci accordo. Si terrà dopo l’estate – e questo lascia ampi dubbi su cosa accadrà a settembre per alunni e professori – non sarà più un test a risposta multipla, ma una prova scritta. Altra tegole sul ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede: appena salvato dalla mozione di sfiducia nei suoi confronti, dal quotidiano La Verità vengono pubblicate le intercettazioni delle chat di importanti magistrati, tra cui uno, il pm Luca Palamara e ex consigliere del Csm, coinvolto in un’altra inchiesta a Perugia, i quali, pur ammettendo il giusto operato dell’ex ministro dell’Interno, Matteo Salvini, in materia di immigrazione clandestina scrivevano che in ogni caso «va attaccato». Il Csm dovrà essere riformato per forza. Ma se il ministro Bonafede interverrà così come ha fatto negli altri nodi scottanti della Giustizia, processo penale, prescrizione e affollamento delle carceri, c’è solo da immaginare una strada in salita. Ciliegina sulla torta, gli sbarchi di migranti che sono ripresi sulle coste dell’agrigentino: a centinaia arrivano sulle nostre coste per poi disperdersi sul territorio. Tanti i nodi da sciogliere e oltretutto il Governo sembra non possedere il pettine adatto per districarli.