Conte dice che il «governo non è in pericolo», ma la maggioranza continua ad essere divisa su molte questioni. Attesa per il decreto riaperture

Il decreto Rilancio è in qualche modo, ormai a tutti gli effetti, il decreto della discordia. Perché se da una parte appare normale che l’opposizione ne critichi i punti deboli (proprio ieri il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi, lo ha definito insufficiente, concetto che era stato già espresso dalla presidente dei senatori di FI, Anna Maria Bernini: «Più che di decreto rilancio, sarebbe più corretto parlare di decreto tampone senza rilancio, una interminabile serie di toppe senza una strategia precisa»), dall’altra più anomalo è che la maggioranza sembri tutt’altro che convinta dalle misure approvate dal governo soltanto pochi giorni fa. Se è vero che il capo politico del M5s, Vito Crimi, intervenendo oggi a Circo Massimo su Radio Capital, ha ribadito come i rapporti con il Pd siano sempre cordiali (anche sul dossier regolarizzazione migranti, ha assicurato, ma intanto restano evidenti le distanze sul Mes), si fa comunque fatica a non osservare che Italia Viva è sempre in prima linea se c’è da pungolare l’esecutivo guidato da Giuseppe Conte. E per quanto alcune questioni siano oggetto di dibattito e analisi, Matteo Renzi non perde occasione per fare pressioni. L’ultima riguarda la ripresa degli spostamenti tra Regioni, che secondo le prime indiscrezioni sulla bozza del decreto riaperture saranno permessi dal 3 giugno. Inoltre si sa che la reazione di IV, rispetto al decreto Rilancio, è stata tiepida. «C’è tanta assistenza, ma c’è bisogno di investimenti sulle imprese», ha osservato il leader della Lega, Matteo Salvini, parlando a 24Mattino, su Radio 24. «In questo decreto sono stati dimenticati interi settori, come quello automobilistico. Non basta usare i soldi in assistenzialismo, burocrazia e statalismo, questa è la mentalità di una certa sinistra. Servirebbe un grande piano nazionale di opere pubbliche. Presenteremo in Parlamento la nostra idea di “burocrazia zero”. Proponiamo il modello Genova applicato a tutta Italia: pieni poteri ai sindaci in deroga al codice degli appalti. Risultato? Ora c’è già il ponte. È il momento giusto anche per la flat tax». «Io non mollo e il governo non è in pericolo – è stata intanto la replica di Conte nell’intervista a Repubblica a quanti hanno sostenuto nelle ultime ore il contrario –. Vedrete che con gli alleati non ci saranno problemi». Eppure, all’interno dello stesso governo, non sono mancati segnali di frizioni, ad esempio tra “aperturisti” e “cauti” sul tema delle riaperture dal 18 maggio nel confronto, serrato, con le Regioni (convocato oggi il Consiglio dei ministri, con all’ordine del giorno «ulteriori misure urgenti per fronteggiare l’emergenza epidemiologica da Covid-19»). «Le regole devono essere uguali per tutta Italia e chi potrà riaprire deve sapere come», ha esortato da parte sua Salvini.