Siamo alla seconda settimana della Fase 2 e le mascherine continuano ad essere introvabili. Ogni giorno emergono frodi, truffe e turbative d’asta. Prendiamo il caso delle mascherine acquistate dalla Regione Lazio e mai consegnate dalla Ecotech, piccola società di Frascati specializzata fino a ieri nella produzione di luci a led. È ancora ferma a Shanghai la partita di dispositivi di protezione individuale (7,5 milioni di Ffp2 e Ffp3) pari a 35 milioni di euro, di cui oltre 11 dati in anticipo. Per i pm della Procura di Roma la Regione Lazio, guidata da Nicola Zingaretti, segretario del PD, nella vicenda è parte lesa. Ma la stessa Regione è incorsa in un altro fatale errore: aver stipulato due garanzie fideiussorie sui milioni anticipati con una società dominicana, la Seguros Dhi-Atlas, con sede a Londra, amministrata da un broker italiano, risultata non idonea per l’Ivass a fornire copertura assicurativa. Anche la Regione Lombardia non ha mai ricevuto la fornitura di mascherine, 72 mila, a fronte di un anticipo di 10 milioni di euro alla società Eclettica per l’importazione dalla Cina. E cosa dire delle 400 aziende tutte italiane, riconvertite alla produzione di mascherine di terzo tipo cioè non chirurgiche e incentivate dal Governo con il Cura Italia, che si sono viste imporre successivamente un prezzo di vendita pari a 50 centesimi l’uno, quando il prezzo alla produzione oscilla tra i 45 e i 60 centesimi? Potrebbero mettere in commercio 5 milioni di dispositivi ma non a 50 centesimi l’uno, senza considerare che si sono visti surclassare dagli ordini in favore dei prodotti cinesi, risultati poi privi delle necessarie autorizzazioni. Anche il Commissario Straordinario per l’Emergenza, Domenico Arcuri, è finito al centro di una polemica sollevata da Federfarma e Confindustria Moda sia per il prezzo calmierato delle mascherine sia perché di mascherine, chirurgiche soprattutto, come di altri Dpi non vi è traccia in giro. La prima ha sottolineato come «nella quasi totalità delle farmacie dove sono state consegnate a prezzo calmierato, per esempio a Roma, le mascherine chirurgiche sono già finite», idem a Milano e Torino; la seconda suggerendo ironicamente ad Arcuri di farsi consigliare meglio. Ma il Commissario non ci sta e si difende affermando: «La colpa non è mia ma di distributori e farmacisti. Le farmacie non hanno le mascherine perché due società di distribuzione hanno dichiarato il falso non avendo nei magazzini i 12 milioni di mascherine che sostenevano di avere». E ancora: «Lavoriamo nell’esclusivo interesse dei cittadini. Qualche volta faccio degli errori, per i quali mi aspetto critiche e se serve reprimende ma solo dai cittadini». Però non si è capito cosa dovremmo fare noi nel frattempo.