Fase 2 a Milano, gli assembramenti ai Navigli fanno tremare tutta Italia. Sala: «Ci sono dei momenti in cui c’è da incazzarsi e questo è uno di quei momenti»

Strano ma vero, anche Milano deve essere abitata da quelle stesse “contraddizioni” che caratterizzano nel bene e nel male il nostro Paese. Nella città in cui si stanno sperimentando con i Carabinieri gli «smart helmet», caschetti che consentono di rilevare la temperatura corporea delle persone, a quattro giorni dall’allentamento del lockdown la gente è tornata a riempire i bar dei Navigli, spesso con poca distanza di sicurezza e senza mascherine e, fatto ancora peggiore, senza alcuna traccia di controllo da parte delle forze dell’ordine. Nel giro di pochi giorni i social sono stati riempiti dalle foto che immortalavano l’incoscienza ed è scoppiato il caso. Quasi non sembrava la stessa città, capoluogo di una Regione che conta il più alto numero di decessi e di contagiati da Covid-19. Il Sindaco Beppe Sala impegnato, ogni giorno, a dare un’immagine smagliante e efficiente di Milano e dei milanesi – fatto che si è rivelato con il deflagrare della pandemia un tragico errore – stavolta non ce l’ha fatta a mantenere il punto e ha dichiarato: «Quando c’è da ringraziare i milanesi per il loro comportamento virtuoso io sono sempre il primo a farlo e mi piace anche, però ci sono dei momenti in cui c’è da incazzarsi e questo è uno di quei momenti: le immagini di ieri lungo i Navigli sono vergognose» ed ha minacciato di chiudere i Navigli. Poteva pensarci prima sia a immaginare un controllo più capillare della città sia a ricordare le conseguenze del suo aperitivo con il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, che poco dopo fu contagiato da Coronavirus. Comprensibilmente, il Sindaco di Lamezia Terme ha dichiarato che quelle immagini «sgretolano il luogo comune sul Sud» e cioè che sia il territorio più indisciplinato d’Italia. Il caso, però, non va ridotto ad una mera diatriba campanilistica. Giovanni Rezza, direttore di Malattie infettive dell’Iss, ha dichiarato che si tratta «di immagini che fanno preoccupare». Sì, preoccupare e allarmare. Perché se, dopo un timido riavvio, si dovesse fermare di nuovo l’Italia e soprattutto la sua locomotiva, il rischio è di non rialzarsi più e di dover contare un’altra tragica serie di morti e contagi, di ospedali ridotti al collasso. È quindi con preoccupazione, ma anche con affetto e ironia, che chiediamo alla città di ritornare in sé, di ricordarsi chi è ed è sempre stata, un esempio per tutti, e di comprendere quale responsabilità tanto onore implichi. Milano, ti preghiamo, nun fa più la stupida….