Penalizzate soprattutto le aziende esportatrici

L’impatto del COVID-19 sull’economia italiana è profondo ed esteso. Lo scrive l’Istat nell’ultima Nota mensile sull’andamento dell’economia del Paese, ricordando come una prima quantificazione degli effetti delle pandemia e del conseguente lockdown sia già stata resa nota attraverso la stima preliminare del PIL del primo trimestre, previsto in calo del 4,7% rispetto ai tre mesi precedenti. Dal lato della domanda, evidenzia l’Istituto nazionale di statistica, contributi negativi sono arrivati sia dalla domanda interna che dalla componente estera netta. Le misure di contenimento che hanno riguardato l’Italia e i suoi principali partner commerciali hanno infatti influito negativamente sui flussi con l’estero e a confermarlo sono i dati relativi al commercio extra-Ue: le esportazioni verso i Paesi al di fuori dell’Unione Europea sono diminuite del 13,9% a marzo, a fronte di un -12,4% delle importazioni. Nell’analisi relativa agli effetti del Covid-19 sul commercio con l’estero, l’Istat segnala poi come il lockdown abbia riguardato in maniera più decisiva l’industria. «Quasi i due terzi delle imprese industriali, che rappresentano il 46,8% del fatturato e il 53,2% del valore aggiunto del macro-settore, hanno dovuto, infatti, sospendere la propria attività», spiega l’Istituto, e «considerando l’industria manifatturiera, la chiusura delle attività ha penalizzato soprattutto le imprese esportatrici: quelle che operano in settori che sono stati sospesi tra il 25 marzo e il 3 maggio producono il 66,6% dell’export complessivo, realizzando all’estero il 41,3% del fatturato, contro il 26,21% di quello delle imprese operanti nei settori che sono rimasti aperti».