Si è difeso dalle accuse di aver calpestato la Costituzione e promesso aiuti ai cittadini in questo momento di difficoltà dovuto all’emergenza sanitaria. In più, ha criticato le iniziative meno restrittive degli enti locali. È questo, in sintesi, il succo del discorso che il premier Giuseppe Conte ha pronunciato al Parlamento, prima alla Camera e poi al Senato (che intanto ha approvato la risoluzione di maggioranza sul Def), durante l’informativa sulla fase due. «Stiamo affrontando un’emergenza che non ha precedenza nella storia repubblicana, siamo costretti a riconsiderare modelli di vita, a rimeditare i nostri valori, a ripensare il nostro modello di sviluppo. Sono giorni in cui è vivace il dibattito, anche critico, sulle decisioni assunte. La vivacità rileva la forza e la vitalità del nostro sistema democratico», ha detto alla Camera. «Il governo – ha quindi aggiunto – ha sempre compreso la gravità del momento e proprio per questo non ha mai inteso procedere per via estemporanea, improvvisata: c’è stato un accurato bilanciamento di tutti gli interessi e i valori coinvolti, buona parte dei quali di rango costituzionale». E le decisioni, ha rimarcato citando Platone e Aristotele, hanno sempre seguito un principio di conoscenza scientifica. In arrivo, ha riferito, 25 miliardi per il sostegno ai redditi: «Il primo decreto legge riprenderà tutti i provvedimenti del Cura Italia, li prolungherà e rafforzerà. Ci saranno 25 miliardi per le misure di sostegno al lavoro e sostegno al reddito come cassa integrazione, indennizzi per colf e badanti». E, ancora, ha annunciato il bonus famiglie per il turismo e la valutazione in via sperimentale della riapertura di nidi e scuole dell’infanzia. Critica, alla Camera, la leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni: «Anche oggi è venuto ad informare per ultimo il Parlamento delle sue decisioni insindacabili. Questo non è più tollerabile. Lo dico con pacatezza: lo abbiamo consentito all’inizio, ma dopo tre mesi dalla dichiarazione dello stato di emergenza non c’è più ragione di continuare con questi metodi, a meno che il governo non intenda utilizzare questa emergenza per accrescere la sua visibilità personale. Questo non è un reality show». Anche la maggioranza, però, è in fibrillazione. Se il vicesegretario del Pd, Andrea Orlando, invita ad evitare rotture «per il ruolo che abbiamo» («Siccome sappiamo che non ci sono i soldi del monopoli un paese che è costretto ad emettere debito deve essere credibile»), da Italia Viva arriva al premier un avvertimento che assomiglia tanto ad un ultimatum. «Gli italiani per l’emergenza sanitaria – ha chiosato Matteo Renzi in Senato – sono in uno stato che ricorda gli arresti domiciliari. Non ne usciamo con un paternalismo populista o una visione priva di politica. Nessuno le ha chiesto di riaprire tutto, abbiamo chiesto riaperture con gradualità e proporzionalità. Non possiamo delegare tutto alla comunità scientifica. Se sceglierà la strada del populismo – ha perciò concluso rivolgendosi a Conte – non avrà al suo fianco Italia Viva».