Secondo l’Istituto, la disoccupazione cala all’8,4%, è però un artificio statistico

Sotto l’aspetto strettamente statistico, l’Istat ha chiaramente ragione; se, però, guardiamo alla realtà dei fatti, quanto comunicato oggi dall’Istituto è un assist – non sappiamo se volontario o involontario – al governo. Una premessa: statisticamente si considera disoccupato chi è alla ricerca attiva di una occupazione e non chi semplicemente è senza lavoro. Ebbene, partendo da questo assunto, l’Istat racconta di una disoccupazione scesa all’8,4% nel mese di marzo, con una piccola contrazione dell’occupazione (lo 0,1%), aggiungendo, a commento, che ciò è «anche per effetto dei decreti di sostegno all’occupazione e ai lavoratori per la difesa del lavoro e dei redditi» posti in campo dall’esecutivo. Una difesa a tutto campo, quindi, con pochi precedenti almeno negli ultimi quindici anni. Andando però a fondo con i dati, si scopre il bluff. Nel solo mese di marzo gli inattivi – coloro che non lavorano, ma non cercano neanche lavoro – sono aumentati di 301mila unità, di cui 191mila uomini e 110mila donne. Del resto, cercare attivamente un lavoro quando la stragrande maggioranza delle attività produttive e commerciali è chiusa per effetto delle disposizioni prese dal governo, è uno sforzo assolutamente inutile, a meno che non si voglia inforcare una bicicletta ed andare a fare i rider – ammesso e non concesso che poi si trovano ristoranti e bar aperti e che offrono un servizio da asporto.