Per gestire la Fase 2 il Governo ha bisogno del lavoro dipendente

Se non fosse stato chiaro prima, lo è dopo l’annuncio di ieri sera della Fase 2 a reti unificate da parte del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, il quale, pur con “savoir faire”, ha mandato per traverso la cena dei molti italiani che ancora non percepiscono né cassa integrazione né bonus o non sanno se alla riapertura avranno ancora un lavoro o se riusciranno a trovarlo dopo averlo perso magari prima del lockdown. Il fatto chiaro è che il Governo ha bisogno del ceto medio. Se non si rimette in moto l’esercito di lavoratori dipendenti, operai e impiegati, che ancora resiste e ha una busta paga, il Governo da solo, perché l’Ue è latitante, non ce la fa a gestire la Fase 2 e in generale l’emergenza, che non terminerà finché il Coronavirus non sarà debellato. Nessun Governo si è mai dovuto cimentare in una simile impresa e, certo, è fin troppo facile parlare, ma è altrettanto vero che è più la burocrazia del virus a far sprofondare l’Italia, che i soldi non arrivano a chi ne ha fatto richiesta per gestire la sosta forzata dovuta al lockdown, che la cosiddetta liquidità da irrorare nel sistema chissà quando arriverà, si spera a maggio nonostante il decreto ad hoc si chiami “Aprile”. Tante attività – come ha detto oggi la Fipe e Cosmetica Italia – se dovessero riaprire a giugno, come da programma, rischiano il fallimento immediato. Quindi che si fa? Si rimettono a lavorare operai e colletti bianchi i quali dal 4 maggio saranno liberi di andare a lavorare, sempre che riescano a trovare un bus vuoto e una fermata senza interminabili code, di andare a trovare i parenti ma niente di più, a parte andare al parco senza creare assembramenti. E se pensiamo che dal 4 maggio bar e ristoranti potranno vendere cibo da asporto, sempre che a loro convenga aprire nella certezza di vedere dimezzati i propri introiti, possiamo già immaginare le stesse file dei supermercati, replicate alle fermate degli autobus, davanti a bar e a ristoranti. Non resta che pedalare e forte al lavoro dipendente, sia perché i trasporti pubblici rischiano di andare in tilt sia per rimettere in moto l’Italia che, ormai è chiaro, dipende da impiegati e operai.