Per la leader di FdI lo strumento rappresenta «rischi enormi per l’Italia, c’è il rischio del commissariamento». A Bruxelles scontro sui coronabond

«Il dibattito sul Mes spetta al Parlamento. Cosa Conte debba firmare e cosa no in una nazione normale lo decide il Parlamento». Così Giorgia Meloni, presidente di Fratelli d’Italia, torna a ribadire la sua posizione sul nodo Mes (che nella giornata di ieri aveva fatto registrare delle distanze anche all’interno del centrodestra, in particolare tra Lega e Forza Italia, con quest’ultima più aperta alla possibilità di farvi ricorso per le spese sanitarie) in una intervista a SkyTg24. Lo strumento, ha ribadito Meloni, rappresenta «rischi enormi per l’Italia, c’è il rischio del commissariamento. Fratelli d’Italia questo meccanismo non lo vuole, in nessuna delle sue facce. I 36 miliardi di cui si parla non ce li regalano, li pagheremo con i soldi nostri». «Se Conte decide di andare in Europa e puntare i piedi e sostenere quello che dice nelle conferenze stampa – ha affermato la leader di FdI – noi siamo con lui. Se può andare a puntare a piedi deve ringraziarci». Intanto, mentre a Bruxelles, si registra la polemica per il voto contrario di Lega e Forza Italia all’emendamento dei Verdi sulla condivisione del debito tra i paesi dell’UE (decisione molto criticata da M5s e Pd; «Eurobond significa eurotasse, rinunciare alla sovranità fiscale, consegnare le chiavi di casa a Germania e Troika», la risposta in una nota congiunta del presidente di Identità e democrazia, Marco Zanni, e del capo delegazione della Lega al Parlamento europeo, Marco Campomenosi), in Italia si sta discutendo della cosiddetta “fase 2” dell’emergenza sanitaria, che dovrebbe prevedere le prime aperture delle attività economiche (oggi la riunione della task force guidata da Vittorio Colao). «Nell’ipotesi in cui l’evoluzione del virus dovesse andare in senso positivo e ci fossero le condizioni, noi il 4 maggio dovremo essere pronti per la riapertura, purché non prescinda mai dalla sicurezza dei nostri cittadini e lavoratori», ha spiegato a Mattino Cinque il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana. «La condizione ineludibile per parlare di riapertura – ha però chiarito – è che ci sia il via libera della scienza. Se la scienza ci dirà bisogna stare chiusi staremo chiusi, però allo stesso tempo non possiamo farci trovare impreparati». Sul tema è intervenuta anche Meloni, nell’intervista a SkyTg24: «Non è un tema su cui fare propaganda. Tutti vogliono riaprire ma attenzione a non vanificare gli sforzi fatti fino ad ora. Quando si riaprirà però bisognerà farlo senza discriminare alcuni settori, alcune filiere produttive. Quando si deciderà tutti coloro che saranno in sicurezza potranno riaprire».