La normativa continua a presentare delle falle anche su salute e sicurezza

La cosa più sorprendente è che qualcuno sia stato costretto a doversi rivolgere ad un giudice, in un periodo nel quale peraltro vi è la sospensione di tutti i procedimenti non urgenti, per vedersi riconoscere un diritto che dovrebbe essere scritto, se non nella legge, quanto meno nel buon senso. Ma, evidentemente, le falle nella normativa vi sono e il protocollo su igiene e sicurezza sottoscritto per parte sindacale dalle sole Cgil, Cisl e Uil non è sufficiente ad evitare comportamenti scorretti da parte di aziende poco collaborative. Ancora una volta, torna al centro delle attenzioni il lavoro svolto da alcune migliaia di ciclo-fattorini. Anche in periodo di emergenza epidemiologica da Covid-19, la consegna a domicilio non si è ridotta, anzi. Ed allora, a fronte di un vuoto normativo, un rider ha presentato un ricorso urgente al tribunale di Firenze per dirimere la questione di fondo se spetta al lavoratore dotarsi dei dispositivi di protezione individuale o se, piuttosto, la dotazione deve essere a cura del committente, la società che gestisce la piattaforma digitale. Ritorna la questione non risolta dal governo sulla natura del rapporto di lavoro. Secondo il giudice, nel caso specifico, è il committente a dover fornire al ciclo-fattorino le mascherine protettive, i guanti, il gel igienizzante e tutto quanto occorrente per la pulizia dello zaino termico, anche se il lavoratore è formalmente inquadrato come autonomo.