Decreto Imprese: attenzione all’effetto leva, potrebbe diventare un boomerang

In dirittura di arrivo oggi (forse) il tanto atteso Decreto Imprese, il secondo cosiddetto bazooka proposto dal Governo per immettere liquidità nel nostro sistema pressoché fermo. Si aggiungono 200 miliardi di euro ai 350 (marzo) del “Cura Italia”. O meglio i 200 miliardi di oggi, come i 350 di marzo, sono in realtà una conseguenza della garanzia pubblica dalla quale si genera un meccanismo chiamato “effetto leva”. La leva finanziaria è un meccanismo – legale sul quale però i giudizi non sono univoci – che permette ad un soggetto, anche ad uno Stato, di acquistare o vendere attività finanziarie per un ammontare superiore al capitale posseduto e ottenere così profitti più alti. Secondo i calcoli molto ottimistici del ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, i 25 miliardi di euro effettivi stanziati con il Cura Italia sono in grado di «mobilitare circa 350 miliardi di euro di finanziamenti dell’economia reale». Quindi sia i 200 sia i 350 miliardi di euro sono risorse potenziali che si presume possano essere generate dall’economia reale per effetto della garanzia pubblica. In effetti il meccanismo della garanzia pubblica potrebbe dare vita ad una “euforia” perché la concessione del prestito si velocizzerebbe, perché per una richiesta di prestito pari a 25 mila euro non dovrebbe esser fatta alcuna valutazione sul merito del credito, perché il tasso di interessi sul prestito dovrebbe essere pari a 0, perché per le aziende che hanno fino a 499 dipendenti non ci saranno costi di istruttoria per la pratica. A parte altri aspetti tecnici di non poco conto, come i tempi per la restituzione del prestito e la titolarità del coordinamento e della gestione di Sace, l’altro Ente che insieme a Cdp interviene per le aziende con fatturato superiore a 50 miliardi di euro, ciò che preoccupa è altro. La leva finanziaria è un meccanismo che, quando va bene, genera altissimi guadagni, tant’è che il rapporto immaginato da Gualtieri tra i 25 miliardi stanziati e 350 potenziali è ben di 1 a 14, un po’ tanto, anche ammettendo che vada tutto bene. Ma se va male – e va già male vista la fame di liquidità delle imprese e il blocco totale di molte attività – le perdite per lo Stato potrebbero essere altrettanto ingenti. I drammi che, a causa del necessario lock down, si stanno generando nell’economia reale sono ancora incalcolati e in parte incalcolabili. Come per la Cassa Integrazione in deroga, si rischia di andare in perdita anziché in guadagno e bruciare in poco tempo le risorse effettive senza produrre quel meccanismo virtuoso atteso.