Cig Ue e Mes, le (almeno) due facce di Ursula Von der Leyen. Prima «siamo tutti italiani», poi «capisco la Germania» e poi di nuovo all’Italia «vi chiedo scusa, siamo con voi». Ma il nodo Fondo “salva Stati” resta

A seconda delle convenienze, un po’ Regina Grimilde, quella cattiva di Biancaneve, e un po’ Fata Turchina: così appare, osservandola dall’Italia, la versione femminile del (neo) presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, cioè di quella carica che può anche cambiare forma ma non sostanza. Prima ci ha accarezzato idealmente, ma tardivamente, su una guancia parlando in italiano e affermando dolcemente, per quello che le è possibile: «Non siete soli, in Europa siamo tutti italiani, vi sosterremo». Passato qualche giorno, entrando a gamba tesa in un dibattito nel quale non era coinvolta – la proposta sugli eurobond spettava all’Eurogruppo – si trasforma in Regina Grimilde e in un’intervista all’agenzia di stampa tedesca Dpa dichiara: «Non li faremo. Non stiamo lavorando a questo», «il termine corona bond è attualmente uno slogan. Dietro ad essa c’è la questione più grande delle garanzie e le riserve in Germania, ma anche in altri Paesi, sono giustificate». Condannando così l’Italia e tutti i Paesi in maggiore difficoltà, dovute alle conseguenze del lock down mirato ad arginare e debellare la pandemia Coronavirus, a ricorrere al Mes ovvero ad un meccanismo finanziario che a fronte di un ingente prestito per ragioni di emergenza pretende garanzie o condizionalità tali da “strozzare” quello stesso Paese, da privarlo di sovranità, costringendolo a varare riforme “lacrime e sangue”. La discutibile posizione, nel metodo e nel merito, di von der Leyen, Germania e Olanda ha suscitato sdegno e non solo in Italia. Allora, ecco von der Leyen trasformarsi di nuovo in Fata Turchina e dichiarare oggi altre frasi compassionevoli, forse un po’ troppo enfatiche, dalle colonne del quotidiano La Repubblica: «Siamo testimoni dell’inimmaginabile…l’Italia è diventata anche la più grande fonte di ispirazione per noi tutti. Migliaia di italiani hanno risposto alla chiamata del governo e sono accorsi ad aiutare le regioni più colpite», «vi chiedo scusa, siamo con voi». L’offerta di pace con solidale sigillo è la cassa integrazione europea, “Sure” (Sicuro), un fondo che ha in dotazione ben 100 miliardi di euro. Pari e patta? No, perché il progetto del Mes non è ancora tramontato e la pandemia non è stata ancora sconfitta. Sempre oggi il ministro dell’Economia francese, Bruno Le Maire, che dovrebbe stare nel fronte degli otto Paesi, Italia compresa, contrari al Mes, ha dichiarato: «Dobbiamo attivare il Mes in modo ‘light’, senza condizionalità eccessive». Addirittura per il commissario Ue all’economia, Paolo Gentiloni, «se le condizionalità che vennero adottare in precedenza fossero eliminate, il Mes sarebbe uno strumento che ha un patrimonio importante e che potrebbe essere considerato in una luce diversa». Scuse accettate, ma stiamo in campana.