Combattere il virus non impedisce di pensare alla ripresa. La richiesta è trasversale: serve una strategia, subito, per far ripartire l’Italia

Per la ripresa «serve gradualità, ci sarà una fase nella quale dovremo convivere col virus» avrebbe detto, secondo quanto riportato dalle agenzie di stampa, il premier, Giuseppe Conte, al tavolo di oggi con i leader dell’opposizione. Ogni decisione, ovviamente, sarà assunta sulla base delle considerazioni del Comitato tecnico scientifico e tutto dipenderà soprattutto dall’indice di contagiosità (R0). Stare ancora al sicuro va bene ma, se non è ancora il momento di allentare le restrizioni adottate dal Governo per contrastare gli effetti dell’epidemia, lo è sicuramente per progettare la ripresa, che dovrà avvenire, per essere efficace, non affidandosi al caso ma adottando una precisa strategia, se non addirittura, nel migliore dei casi, un nuovo modello. D’altronde tutte le previsioni economiche disegnano scenari inquietanti. Gli ultimi dati, freschi di giornata, dopo quelli di ieri del Centro Studi Confindustria, provengono dall’indice Pmi (Purchasing Managers Index) Ihs Markit del settore manifatturiero italiano, secondo il quale si è verificata una «contrazione record» della produzione in Italia. Nel mese di marzo, la produzione è crollata al livello più basso in 23 anni di raccolta dati, mentre il declino dei nuovi ordini è stato il più veloce da marzo 2009. Non tanto meglio nell’Eurozona in cui produzione, nuovi ordini e acquisti sono «diminuiti bruscamente», con un «forte taglio dei livelli occupazionali». L’ottimismo per il futuro «crollato al livello minimo storico». Non poteva essere altrimenti. Nel rimettere in moto l’economia, che dal trasporto aereo al mercato dell’auto in Italia sta frenando pericolosamente, bisognerà valutare i criteri della riapertura delle attività, visto che il Coronavirus non sarà stato completamente debellato. Una rimessa in moto scaglionata per gruppi sia di attività sia, per i lavoratori, di età. Essendo infine gli asintomatici l’incognita e il problema da fronteggiare, bisognerà fare qualcosa che fino ad oggi in Italia è ancora una chimera: una ampia e diffusa disponibilità dei Dispositivi di protezione individuale (Dpi), dalle mascherine agli occhiali, oltre alle varie rilevazioni indispensabili per verificare lo stato di salute delle persone che dovranno tornare a lavorare e quindi circolare senza provocare un’ondata di contagio di ritorno.