Se la fase acuta dell’emergenza sanitaria dovesse terminare a maggio, l’Italia registrerebbe una contrazione del Prodotto Interno Lordo a fine anno del 6% (per risalire del 3,5% nel corso del 2021) e ogni settimana in più di blocco normativo delle attività produttive potrebbe costare lo 0,75% in più di PIL  È quanto stima il Centro Studi Confindustria nel rapporto di previsione “Le previsioni per l’Italia. Quali condizioni per la tenuta ed il rilancio dell’economia?”, in cui l’associazione di categoria sottolinea comunque che «nel caso in cui la situazione sanitaria non evolvesse positivamente […] le previsioni economiche qui presentate andrebbero riviste al ribasso». Allo stato attuale, quindi con un lockdown prolungato fino a maggio, i consumi delle famiglie residenti registrerebbero un crollo del 6,8% (+3,5% nel 2021) e le esportazioni del 5,1% (+3,6% nel 2021). Il calo maggiore interesserebbe gli investimenti fissi lordi delle imprese, con una contrazione del 10,6% (+5,1% nel 2021). Anche l’impatto sull’occupazione sarebbe notevole: in termini di ULA (unità lavorative per anno) Confindustria prevede una contrazione del 2,5% (+2,1% alla fine del prossimo anno). Bisogna agire immediatamente, spiega l’associazione di categoria: «Servono interventi di politica economica, immediati e di carattere straordinario, su scala sia nazionale che europea, per sostenere la tenuta e poi la ripartenza dell’attività economica già nella seconda parte del 2020 e quindi nel corso del 2021».