Covid-19: quando le “Cure” sono più incomprensibili del virus. Prodotta in poco più di 1 mese una valanga di documenti incomprensibili e inconciliabili

Cosa può esserci di peggio in un periodo difficile, mai visto, come quello che stiamo vivendo? La valanga di documenti prodotti dal Governo e dalle varie istituzioni nazionali e locali per fronteggiarla. “Opere normative” che messe insieme hanno dato vita ad un Frankenstein legislativo incomprensibile, ingestibile e spaventoso. Diversi quotidiani, con linee editoriali diverse, hanno evidenziato sia la farraginosità del Cura Italia appena varato dal Governo sia di altri provvedimenti e sono giunti alle medesime conclusioni. Gian Antonio Stella sul Corriere della Sera prende in esame il «Testo coordinato delle ordinanze di Protezione Civile» del 23 marzo scorso sottolineando la sua lunghezza: ben 123.103 parole ovvero «13 volte di più della Costituzione italiana del 1947». «Un delirio – così lo definisce – che rischia di minare lo stesso sforzo straordinario compiuto in questi giorni» da altri pezzi della Pubblica Amministrazione. Ma l’aspetto ancora più grave è l’uso abnorme delle deroghe, ben 131, e la complessità del decreto firmato da Domenico Arcuri, il Commissario agli approvvigionamenti, persino nelle norme riguardanti il reperimento di «dispositivi di protezione individuale», quali occhialini protettivi, mascherine, guanti e tute di protezione. Anche Sandro Iacometti sul quotidiano Libero si sofferma sullo stesso insieme di norme, pari a 295 pagine. Si tratta appunto di 6 decreti legge, due delibere del Consiglio dei Ministri, otto Dpcm del presidente del Consiglio, un protocollo, un provvedimento del ministero della Salute, due della Pubblica amministrazione e 19 documenti della Protezione Civile. A questo elenco, oltretutto non fino in fondo aggiornato, bisognerebbe aggiungere anche le ordinanze delle singole Regioni, che ovviamente si sono regolate da sé, e quelle dei Comuni. «Il risultato – scrive – è che esercenti, commercianti, artigiani e imprenditori non sanno se sono autorizzati a mandare avanti l’attività oppure no». La parte sugli interventi di natura economica non è né formalmente né sostanzialmente migliore. Il «Cura Italia» è appunto un coacervo di rimandi a decreti attuativi e circolari applicative, mentre «la quasi totalità dei 25 miliardi promessi dal Governo è ancora in attesa di essere distribuita». E con l’Ue che si è data altre due settimane per decidere, possiamo dire che chiarezza e tempismo sono le due chiavi fondamentali per uscire dall’emergenza. Andrà tutto bene? Per forza.